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E’ stata questa l’impressione piú chiara che mi ha suscitato la lettura del recente libretto, Dialogo con il tempo, di Alfonso Mele. In realtà, del dialogo il libro ha la sostanza, mentre la forma è quella del monologo; che, poi, chissà perché, del dialogo ha la fondamentale caratteristica: le virgolette, ad inizio e fine di ogni capoverso!
Il “dialogo” si dipana in dodici capitoletti, attraverso i quali il Tempo, ovvero l’Autore, espone la sua “lettura” della storia dell’Uomo e di tutto quanto ruota intorno a lui, alla luce di una spiritualità laica, che permette di guardare le cose senza facili entusiasmi o coinvolgimenti ideologici, con una sorta di stoicismo che assicura un certo equilibrio esistenziale.
Con un approccio colloquiale, amichevole e dichiaratamente comprensivo, ma altrettanto volutamente schietto, realistico e talora quasi dissacrante, condito spesso da una frizzante e gradevole ironia, il Tempo affronta a volta a volta sentimenti, convinzioni, credenze, ideologie, teorie, religioni, filosofie, istituzioni sociali e religiose su cui si regge la storia dell’Uomo e, senza mai pretendere di possedere la “misura” risolutiva, ne rivela inconsistenza, inganni, contraddizioni, incongruenza, limitatezza e, insomma, insoddisfacenti risposte alle infinite domande e aspirazioni umane. In particolare riguardo all’origine, termine e scopo della vita, non solo umana; all’esistenza, o meno, e di che genere, di un aldilà; al significato dello sfruttamento dell’uomo ad opera dell’uomo, della sua storicamente dimostrata bestialità, del suo onnipresente odio fratricida, del suo accecante delirio di onnipotenza; e poi, riguardo al senso della sofferenza umana, in particolare di quella, di varia intensità, patita da miliardi di vittime innocenti…
Nelle sue risposte, il Tempo (= l’Autore) procede con quel tono familiare che si è riservato sin dalle primissime battute: “Ti do del tu perché ti conosco da quando sei nato; e, poi, come dite voi, sono molto, molto piú grande di te. Io conosco tutti e di tutti conosco tutto: la vostra vita scorre nel mio alveo, senza di me sareste come disancorati dall’Universo. Sei d’accordo?”. Il suo argomentare non aspira a livelli di speculazione filosofica né teologica, ma avanza sostenendo le affermazioni per mezzo di fatti, esempi, eventi storici che inducono il lettore ad un prevedibile consenso. E per maggiore efficacia richiama non di rado, a mo’ di comprova, quasi un ammiccamento ai suoi coetanei, esperienze culturali e di vita degli anni del suo liceo e del suo ambiente giovanile.
È una piacevole lettura, forse un po’ troppo intessuta a misura del lettore locale, ma ugualmente godibile per quel che contiene di condivisibile saggezza ed equilibrio, maturati negli anni, filtrati attraverso una sincera, continua e forte curiosità di conoscenza, accompagnata da una buona dose di realismo e buon senso.
Alfonso Mele (Taviano, 1947), che ha da poco concluso la sua carriera lavorativa come funzionario della Banca Popolare Pugliese, non è nuovo a queste esperienze di scrittura. Negli anni ha pubblicato "Conviene esser ricchi?" (Taviano, 1987), "Storia di un amore contristato da una minigonna" (Parabita 1996), "Aforismi e altro" (Parabita, 2002), "Le Macchie" (Taviano, 2009), solo per citarne alcune. Ma questa attuale credo possa consentirgli il merito di aver saputo cogliere tra la gente semplice, e anche molto meno semplice, atteggiamenti, aspirazioni (spesso inconfessabili, ma che poi si rivelano compassionevoli segreti di pulcinella), debolezze, meschinità e miserie che portano a concludere che in questo mondo di fatui godimenti e durevoli sofferenze, di positivo ci può essere soltanto il ricordo; il quale, opportunamente guidato da intelligenza e buon senso, può non certamente eliminare, ma rendere umanamente sopportabili, gli ineludibili “castighi” del Tempo (che, in questo caso, non è l’Autore!). Utile lettura, disseminata di stimolanti interrogativi, atti a tenere non solo in sano esercizio spirituale, ma anche in piacevole compagnia coloro che sono ormai vicini alla foce del fiume temporale e che hanno di fronte… il sorriso del sole morente!