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E’ stata inaugurata nella Pinacoteca Provinciale “Corrado Giaquinto” di Bari la collettiva fotografica Esprit Méditerranéen, curata dal fotografo Cosmo Laera e dalla direttrice della pinacoteca, dottoressa Clara Gelao. L’esposizione è stata presentata da una conferenza della professoressa Livia Semerari. La mostra durerà fino al 6 novembre.
Mediterraneo come denominatore comune, come “riconoscimento” reciproco di luoghi e persone contraddistinte da uno “spirito mediterraneo” non solo per lingua e cultura, ma anche per un qualcosa che permette a tutti di identificarsi in un modo di essere: è questo il criterio con cui cinquanta fotografi hanno partecipato all’esposizione, e in base al quale sono state scelte le fotografie. Gli autori presentano i curricula più svariati, da quelli di maggiore esperienza come Mario Cresci, Gianni Leone, Gianni Zanni, Stefano Di Marco, Makis Vovlas, Beppe Gernone, Michele Roberto, Antonio Tartaglione, Cosmo Laera, Berardo Celati, Franco Pierno, Pio Tarantini, a quelli che più di recente hanno adottato la fotografia come mezzo espressivo, come Cristina Bari, Guillermina De Gennaro, Francesco Cianciotta, Carmelo Nicosia, Michele Cera, Calogero Russo, Gino Puddu, Francesco Mezzina, Roberto Tartaglione. Anche i loro luoghi d’origine hanno il Mar Mediterraneo in comune: vi sono pugliesi, siciliani, calabresi, romani, greci, italo-argentini, napoletani, sardi. Le foto, bellissime, a colori o in bianco e nero, affrontano varie tematiche, attinenti il comune “Mare Nostrum”: dalle immagini di immigrati, al ritratto, alla foto-tessera, dal paesaggio urbano all’elemento naturale, al particolare spesso apparentemente squallido o insignificante, insieme a vedute del mare vero e proprio, popolato da imbarcazioni (Gernone) o spopolato (Di Giglio, Scagliusi). Sono presi in esame non solo i panorami o i monumenti del sud della nostra Penisola, come ad esempio i trulli, ma anche paesaggi esotici, che però fanno sempre parte dell’area mediterranea, come le piramidi. Dunque non solo l’Italia, ma il mondo mediterraneo e, in senso più lato, il mondo con le sue mescolanze etniche, molte delle quali dal Mediterraneo traggono origine.
Nell’efficace premessa al catalogo curato da Cosmo Laera, Clara Gelao osserva: “Una importante esposizione tenutasi a Roma, presso Palazzo Giustiniani (2004) …dal titolo Il Mediterraneo dei fotografi. Passato, presente, il cui nucleo principale era costituito da un’ampia selezione di fotografie “storiche’ tratte dagli archivi Alinari, ha avuto a suo tempo il grande merito di sottolineare come, dal punto di vista fotografico, il Mediterraneo sia uno dei luoghi-simbolo che più precocemente ha attratto l’attenzione degli autori, di quegli straordinari pionieri spesso di provenienza anglosassone, disposti ad affrontare a dorso di mulo o di cammello…difficoltà d’ogni genere pur di immortalare i diversi aspetti dei paesi che si affacciano su quello che è certamente il mare più denso di storia e di passato del mondo…”. Un mare, il “Mare di Mezzo”, come lo chiama nella sua introduzione al catalogo Roberto Mutti, recuperando il vero significato del termine “mediterraneo” in tutte le lingue del mondo, che “circonda ma non separa, unisce e non divide, avvicina anche quando sembra separare”. Il “sabir” è la lingua franca con la quale comunicano i popoli che si affacciano su questo mare comune, da nessuno codificata, ma nata da una fusione dialettica di termini greci, occitani, siciliani, sardi, latini, arabi, catalani, spagnoli, veneziani, genovesi, turchi. Una lingua comune fatta da tutte le lingue, come una torre di Babele di segno opposto.
Il “Mare Nostrum” delinea la bellezza dell’orizzonte dove vediamo profilarsi altre terre “lontane quanto basta per sognarle”, scrive Mutti, “ma sufficientemente vicine per immaginare di poterle raggiungere”. Ed è questa, ora come un tempo, la sfida di Ulisse: alternare la paura e il confronto, basti pensare ai migranti d’ogni tempo, che hanno un naturale timore dell’ignoto e che si trovano a doversi confrontare con nuove popolazioni.
Mediterraneo come immaginario collettivo, quando nell’Ottocento, la nuova tecnica fotografica si sostituì ai disegni eseguiti dai viaggiatori italiani e stranieri impegnati nel “Gran Tour”: un immaginario che rendeva possibile sognare ad occhi aperti, immaginando di viaggiare, anche a chi non si era mai mosso dal paese d’origine. La fotografia permette di “sintetizzare nella contemporaneità la stratificazione della memoria storica” e ha una forte valenza non solo estetica che accomuna in questa mostra autori diversi per età, esperienza, formazione, retroterra culturale e scelte stilistiche. Persone, strade, natura, monumenti, edifici, interni sono visti da ottiche diverse eppure così vicine, tutte eredi della lezione di Luigi Ghirri: spazi vuoti, marine deserte e, per contrasto, immagini di emigrati accampati con la roulotte. Un senso dell’ignoto negli edifici deserti o nei cimiteri di vecchie imbarcazioni.
ESPRIT MÉDITERRANÉEN
14 luglio-6 novembre 2011
Pinacoteca provinciale “Corrado Giaquinto”, Palazzo della Provincia
Via Spalato 19, Bari
Orari: dal martedì al sabato ore 9-19, in agosto 9-14