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Fra i riti arborei italiani, il più noto è il “maggio” di Accettura, dedicato al protettore san Giuliano. Dimenticata la funzione propiziatrice e attenuatesi le motivazioni religiose, oggi la festa è del tutto secolarizzata. La straordinaria partecipazione di giovani fa rivivere lo spirito edonistico del Calendimaggio fiorentino, cantato da Angelo Poliziano. “Ben venga maggio / e il gonfalon selvaggio / venite alla frescura / delli verdi arbuscelli”. La festa, che si svolge in prevalenza nel verde scenario dei boschi, comincia il giorno di Pentecoste. Un gruppo di “cimaioli”, di buon mattino, si incamminano verso la foresta di Gallipoli, per recidere il più aggraziato agrifoglio, che sarà condotto a spalle in paese. Il percorso, circa 12 chilometri, e il peso non impensieriscono i trasportatori.
Ebbri di vino e di protagonismo, affrontano con baldanza l’impresa. Dalla cerreta di Montepiano, intanto, si è avviato il corteo dell’albero-sposo, un lungo e pesante tronco di cerro, trascinato da dodici pariglie di buoi. Il tragitto si sviluppa lungo impervi tratturi di montagna. Le difficoltà del trasporto alimentano interminabili discussioni tra i maggiaioli, che spesso sfociano in litigi, subito ricomposti nella cornice della festa con una stretta di mano. A metà strada,il corteo sosta per il pranzo. Dalle bisacce dei massari vengono fuori ricotte, caciocavalli e salsicce. E’ quasi sera, quando i due cortei si incontrano alla periferia dell’abitato. Maggiaioli e cimaioli, stanchi e sudaticci, ma euforici per la riuscita dell’impresa e per le abbondanti bevute, si confondono. Cadono le distinzioni sociali, anche gli spettatori si trasformano in attori della festa , che dura fino a notte in un turbinìo di canti, balli e suoni. La stanchezza accumulata si scioglie il lunedì, vigilia della festa grande. Il martedì la statua di San Giuliano, con grande accompagnamento di fedeli, percorre in processione le principali strade. Il corteo è preceduto da una lunga fila di giovani ragazze, che portano sul capo le “cende”, strutture lignee a forma di piramide tronca, addobbate con fiori, candele e nastrini colorati.
La processione sosta a lungo in largo san Vito, dove fervono i lavori per l’unione e l’innalzamento dei due alberi. Operazioni complesse e difficili, alle quali sovrintendono gli anziani. Al cospetto del Santo, il maggio è eretto. L’appuntamento per la fase conclusiva è fissato per il pomeriggio. E’ il momento magico della scalata. La folla si raduna ai piedi del maggio, mentre i giovani più coraggiosi si preparano all’ascesa verso la luna, come documenta una surreale immagine di Mario Dondero. Dall’alto salutano con spericolate acrobazie, mentre cala il sipario sulla festa popolare.