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Tu non conosci il Sud, le case di calce/da cui uscivamo al sole come numeri/dalla faccia d’un dado/[…]Quando tornai al mio paese nel Sud/Io mi sentivo morire. (Vittorio Bodini da Foglie di tabacco 1945-47).
Così scriveva il poeta Vittorio Bodini nell’immediato dopoguerra. Immagini ormai lontane dalla realtà ma che sicuramente hanno segnato le generazioni che hanno preceduto la nostra contemporaneità di pugliesi capaci di dare vita a un esempio di sud sempre più dinamico, creativo e produttivo.
Vittorio Bodini insieme a Giuseppe Di Vagno, Vito Laterza e a Domenico Modugno sono i pugliesi celebri scelti per la seconda edizione del Progetto Memoria iniziativa lanciata nel 2008 dall’Apulia Film Commission con cui s’invitano i giovani filmmakers pugliesi a riflettere e a esprimersi sull’identità regionale attraverso le storie e le imprese di uomini straordinari. I progetti sono interamente finanziati dalla Fondazione Apulia Film Commission.
Come riferisce la project manager Sonia Del Prete, il materiale prodotto (cortometraggi, documentari) costituisce il primo nucleo di un archivio audiovisivo della storia pugliese che segna la strada dell’eccellenza nella promozione dell’immagine di una Puglia innovativa capace di intrecciare memoria storica e identità, valorizzazione del territorio e delle sue potenzialità turistiche.
I progetti per questa seconda edizione sono: Binari di Alessio Giannone, Il bando di Gianluca Sportelli, Lutto di civiltà di Pierluigi Ferrandini, Mimmo, Mimino e Mimì di Michele Roppo e Antonella Sibilia, Poppitu di Roberto De Feo e Vito Palumbo.
E’ stato emozionante (di quelle emozioni dense che senza retorica solo il cinema sa dare) ascoltare gli autori nella serata del 7 giugno aperta al pubblico e organizzata presso il Cineporto di Bari. E ancora più sorprendente è stato sia a livello emotivo sia a livello estetico godere delle opere di questi registi esordienti (ad eccezione di Pierluigi Ferrandini che può vantare un’esperienza ormai decennale nel cinema).
In Binari Alessio Giannone fa un ritratto dall’atmosfera quasi surreale dell’editore Vito Laterza uomo di cultura non di certo amante dei salotti, un innovatore che ebbe il coraggio di imprimere alla casa editrice un taglio più contemporaneo, un comunicatore autentico che non confondeva la comunicazione con la frequenza dell’apparire così di moda attualmente, come afferma il regista. Dal vagone del treno, il regista attraverso il suo personaggio fa un’analisi di aspetti sociologici, urbanistici e antropologici della città di Bari. Il tema centrale dell’identità e del senso di appartenenza è sviluppato con un taglio onirico e allo stesso tempo critico che ben descrive una certa condizione dell’ “essere meridionale” vissuta come perenne posizione di frontiera tra la propria terra e l’essere altrove. Molto densa la sceneggiatura.
Sempre di taglio surreale ma con i toni da commedia, una riflessione sul cinema dentro il cinema, Il bando di Gianluca Sportelli che crea una sorta di parodia postprodotta di tutt’e quattro i protagonisti del bando di Progetto Memoria 2010/11. Il protagonista del cortometraggio ovvero il regista stesso aiutato da San Pietro incontra Vittorio Bodini, Vito Laterza, Giuseppe Di Vagno che, come dice il regista, più di tutti ha toccato la sua memoria nel racconto ormai mitico fatto dal padre e dal nonno. Molto azzeccata e divertente la scelta di Domenico Modugno che interpreta la parte del fonico del regista. Un gioco delle parti in cui i personaggi riflettono spassosamente su se stessi.
Mimmo, Mimino e Mimì di Michele Roppo e Antonella Sibilia è l’unico progetto in forma di documentario. Narra con intelligenza e ironia gli aspetti dell’identità che trovano il proprio rovescio nel senso dell’appartenenza che spesso sfocia nel campanilismo. Questo nel documentario è motivo di contesa tra gli abitanti dei posti più cari in cui Modugno abitò: Polignano a Mare, San Pietro Vernotico e la Sicilia. Ma il documentario mostra molto bene che la grandezza di Modugno fu tale che qualsiasi confine e appartenenza continuano a sembrare superflui.
Con Lutto di civiltà di Pierluigi Ferrandini il registro diventa drammatico e si restituisce memoria a Giuseppe Di Vagno chiamato il gigante buono, il giovane politico pugliese, votato più di Di Vittorio e ucciso dai fascisti a soli 32 anni. Il corto è un cameo che condensa in soli 15 minuti gli anni dell’ascesa fascista e il tentativo eroico di chi continuava ad avere la forza di difendere le proprie idee anche a costo della vita.
In conclusione Pòppitu di Vito Palumbo e Roberto De Feo sulla figura di Vittorio Bodini grande poeta ancor’oggi poco riconosciuto dalla cosidetta critica letteraria ufficiale che continua a favorire la linea lombarda della poesia a discapito di quella borbonica. Il corto descrive con pathos e poesia la differenza tra chi decide di restare e chi invece abbandona la terra natale pur sentendo tutto il peso dell’appartenenza. Il corto ha più piani narrativi e flashback che donano all’opera un perfetto ritmo cinematografico.
Il risultato di questo progetto è che tutti gli elementi che rendono un prodotto cinematografico degno di questo nome sembrano bilanciarsi sapientemente e sembra quasi impossibile pensare che per la maggior parte dei filmakers sia la prima volta che le loro visioni diventano cinema.
Il seme è gettato, la piantina cresce insieme all’arte dei talenti di Puglia.