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Gli archeologi greci ritengono di avere riportato alla luce nell’area dell’Agorà, alle pendici nordoccidentali dell’Acropoli, i resti dell’Altare dei Dodici Dei dell’Olimpo che, edificato oltre 2500 anni fa e considerato il vero centro dell’Atene classica, è rimasto sepolto per un secolo sotto una linea ferroviaria.
Il ritrovamento, durante i lavori per rinnovare la vecchia linea elettrica Pireo-Kifissias, ha provocato grande eccitazione fra gli studiosi i quali, riferisce il quotidiano Kathimerini, ritengono che potrebbe «cambiare la mappa dell’Atene che conosciamo». Ma sarà necessario convincere la compagnia pubblica Isap che gestisce la ferrovia ad interrompere i lavori e consentire agli archeologi di intervenire. Un’impresa apparentemente per niente facile.
L’Altare, un grande santuario dove si celebravano i principali Dei del Pantheon olimpico, venne eretto nel 522 a.C. dal nipote di Pisistrato e ricostruito nel 425 a.C. dopo l’invasione e la devastazione operata dai persiani del 480 a.C. Esso veniva usato come punto centrale per misurare le distanze stradali ed era un luogo di asilo. Ivi veniva inoltre decretato l’Ostracismo ovvero l’esilio della durata di 10 anni contro i cittadini che rappresentavano un pericolo per la città. Quando fu costruita la ferrovia Pireo-Kifissias alla fine dell’Ottocento, gli scavi intorno all’Agorà non erano stati completati che in minima parte e non si aveva una precisa idea di che cosa ci fosse sottoterra, così i lavori andarono avanti senza tener conto dei danni che potevano infliggere alla storia e alla cultura. Ma in realtà la ferrovia venne costruita al di sopra dei resti dell’Altare che, secondo quanto credono oggi gli esperti, non avrebbe subito gravi conseguenze se non quelle di essere rimasto sepolto e ignorato per oltre un secolo, salvo una piccolissima sezione oggi visibile. Nel 1934 una campagna di scavi americana portò alla luce altri reperti della struttura originale, fra cui una statua eseguita dallo scultore Glaukos, a conferma del luogo in cui sorgeva l’altare.
L’importanza del ritrovamento è enorme. «Tucidide menziona solo pochi monumenti nelle sue opere storiche, e fra questi l’Altare, il cui significato non può essere esagerato» spiega l’archeologo Androniki Maki. Il quale avverte che è necessario fermare i lavori della ferrovia e iniziare nuovi scavi. «Abbiamo questo dovere nei confronti dei nostri figli, e del resto del mondo occidentale le cui radici partono da qui».