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Si terrà sabato 2 Aprile, ore 17 alla Galleria Micrò di Torino la mostra di Davide Colombo "D’Azzardi e d’Apparenze" in programma fino al 16 Aprile e curata da Edmondo Bertaina e lui (collaboratore da Torino di LSDmagazine) ci ha scritto una presentazione dell’artista.
“La natura ama nascondersi” scrive Eraclito e ciò che nasconde è “la sua armonia non manifesta”, queste profetiche parole del filosofo di Efeso conosciuto come l’Oscuro, ritornano alla mente guardando le opere d’esordio di Davide Colombo. Opere eseguite su pannelli trasparenti di acetato che convogliano nelle forme e nei colori un concentrato di ipotesi naturalistica; quadri che si possono definire con un azzardo che si condiziona all’apparenza: geologiche.
Per i richiami a magmi sotterranei, a combinazioni di materie prime e primordiali, in cui i colori sono forze che si urtano con passione e cedono il proprio carattere cromatico per poi farlo riemergere più luminoso e vorace. E’ presente una spinta dinamica occulta, c’è qualcosa all’interno che preme per emergere nelle opere in mostra, qualcosa che sottosilenzio attraversa nervosamente le superfici lisce lisce, come la pelle della crisalide tesa allo spasimo prima della rottura. Questo qualcosa, una forma di energia?, smuove la costanza fisionomica della materia pittorica. L’osservazione dei quadri di Colombo porta facilmente a rimembrare antichi processi alchemici. Per di più se si riesce ad ottenere, faticosamente, informazioni sul come l’artista realizzi i suoi quadri. L’alchimia si affermò quando l’uomo pensava di poter trasformare metalli vili in metalli nobili, e nel linguaggio alchemico la trasformazione significa giungere alla pienezza della propria segreta essenza; processo che valeva sia per l’opera sia per colui che la attuava. L’alchimia si è sempre ammantata di una prudenza, di un celato, perché segreto rimane il modo per poter combinare le sostanze, in pittura, è da sempre un linguaggio simbolico utile per esprimere il rapporto tra uomo e natura, necessario a liberarlo dal cogito eccessivamente razionale che desidera ogni raffigurazione, rappresentativa di qualcosa.
L’interesse intellettuale di Colombo per l’universo e la sua nascita trova, con una sorta di prosa coloristica intricata e lavica, espressione grandiosa in questa mostra.
Molti dipinti, con la loro quasi esoterica esecuzione, al di là delle possibili e seriose interpretazioni, possiedono il dono, sempre più raro, di incarnare un geologico, azzardato, armonioso, appagante mistero.
Davide Colombo, per gli amici Gufo, propone con l´energia della pittura un rinnovato sincretismo di colori accesi e fulgidi, una nuova sintassi per visualizzare possibili metafore geologiche dell´universo, nel tentativo di rappresentarlo nel carré obbligato di un quadro.
In esposizione venti opere realizzate su fogli di acetati trasparenti per mettere in scena un coinvolgente percorso di occultamento e svelamento di diversi reali possibili, una fenomenologia mobile e ardita, un campo magnetico per regalare o assorbire energia.
Una mostra ad alta temperatura formale. Temperie artistiche fatte d´azzardi per il tipo di proposta e d´apparenze, per il lasciar segno che non si spiega, non si concede al primo sguardo; bagliori isolati ma importanti, dove il solitarismo eccentrico di Colombo inserisce nel panorama una coinè inattesa, per istigare nuove esperienze, percezioni, o estatiche good vibrations, in omaggio ai Beach Boys.