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Quest’anno ha soffiato 80 candeline, ma non ha intenzione di spegnere anche la sua voglia di combattere per una democrazia che fece nascere 25 anni fa sulle ali della glasnost e che ora vede ancora «a metà del guado». L’ultimo presidente dell’Urss Mikhail Gorbaciov si è ritrovato così a festeggiare il suo compleanno vestendo gli insoliti panni dell’anti Putin, criticato recentemente per il suo regime sempre più autocratico. Il padre della perestroika diventa così una bandiera dell’opposizione, l’unica che finora gli ha tributato omaggi e riconoscimenti in un Paese che continua a non amarlo, a differenza del resto del mondo. Lo confermano gli ultimi sondaggi. Secondo l’istituto Vtsiom, il 47% dei russi è «indifferente» nei suoi confronti e il 20% prova «disprezzo». Solo il 10% manifesta «rispetto». Tra le conquiste del suo regno, il 10% indica le libertà democratiche, il 5% la fine della guerra fredda ma il 73% è senza opinione. Gran parte dei russi associa gli anni di Gorbaciov ad un’epoca di penuria e caos economico, rimproverandogli un carattere debole. E non gli perdona molte cose, dalla campagna contro la vodka al crollo dell’impero sovietico, definito da Putin «la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo». Pur riconoscendogli un ruolo positivo nella fine della guerra fredda, anche il presidente Dmitri Medvedev ha espresso in passato delle riserve su Gorbaciov perchè «è sotto di lui che il nostro Stato si è disintegrato: è giusto? È una questione per gli storici, ma resta un fatto che durante quel periodo molte persone si consideravano vittime che avevano perduto il loro Paese».
Sia Putin che Medvedev sono diventati il bersaglio delle ultime critiche di Gorbaciov, che li ha accusati di voler decidere «con poca modestia» intorno ad un tavolo chi di loro correrà per il Cremlino, ignorando la volontà della nazione. E ha rincarato la dose scagliandosi contro il partito putiniano Russia Unita, che «assomiglia alla peggior copia del Pcus». «Gorbaciov combatte Putin perchè quest’ultimo ha distrutto tutto quello che lui ci aveva dato: la libertà», ha osservato l’ex vicepremier Boris Nemtsov, ora leader dell’opposizione.
Insomma, è stato difficile vedere anche Putin e Medvedev alla sua festa di compleanno in un ristorante di Mosca, dove ha invitato 300 tra famigliari e amici. Qualcuno insinua anche che la sua campagna di denuncia sia una sorta di ripicca per il trattamento tiepido riservatogli dalle autorità russe, che non hanno organizzato celebrazioni in pompa magna per i suoi 80 anni, a differenza di quanto programmato un mese fa per il defunto Boris Ieltsin, l’uomo che gli strappò lo scettro portando la Russia quasi sull’orlo del baratro.
Gorbaciov si potrà prendere la sua rivincita sulla scena internazionale il 30 marzo, con un bis di compleanno alla Royal Albert Hall di Londra, dove un parterre politico ed artistico da capogiro parteciperà alla serata di gala organizzata dalla sua fondazione per raccogliere fondi nella lotta contro il cancro.
Oggi, intanto, ha incassato i primi auguri internazionali dall’amico George Bush padre, con cui fu protagonista di eventi storici, dalla caduta del Muro di Berlino al disarmo nucleare. Tutti i grandi di allora lo definirono un interlocutore aperto e franco. Pure l’inseparabile moglie Raisa aveva conquistato l’Occidente diventando la prima vera first lady sovietica. Ma nella storia di Gorbaciov restano alcune ombre, come l’invio dei carri armati in Lituania, la repressione dei manifestanti pacifici in Georgia e la catastrofe nucleare di Cernobyl, passata sotto silenzio per diversi giorni.