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In pochi, anche tra gli studiosi di Storia, ripercorrono la formazione e le attività giovanili dei politici italiani che hanno scritto pagine fondamentali dell’evoluzione democratica dello Stato Italiano. Spesso sembra, nell’immaginario collettivo, che figure cardine del nostro passato recente, come Fanfani o Spadolini, Nenni o Almirante o Togliatti siano sorti dal nulla e un bel giorno improvvisamente si siano seduti su uno scanno del Parlamento. Questa è una delle tante distorsioni della cosiddetta Politica-Spettacolo in cui la partenogenesi di figure presenti sulla scena nazionale e internazionale copre storie personali spesso inadeguate alla dignità della carica ricoperta. Un importante filone storiografico, iniziato alla fine degli anni Settanta da Renato Moro, provò per primo a gettare le basi metodologiche per l’approccio scientifico, e non denigratorio o apologetico, agli anni giovanili vissuti da chi ha scritto la storia del nostro Novecento.E’ così che molto lentamente si iniziarono ad aprire vecchi bauli, per trarvi fuori ricordi e pezzi di vita soprattutto di quelli che ancora oggi consideriamo i nostri Padri Costituenti, ossia coloro che scrissero materialmente, e con lunghi e accesi dibattiti, quel documento che garantisce in Italia i diritti civili e morali di tutti coloro che si trovino sul suolo nazionale italiano. In realtà tale filone di studio trovò un forte impulso durante il sequestro di Aldo Moro e negli anni immediatamente successivi, quando si cercò di indagare la figura dello statista barbaramente ucciso, per capire realmente egli chi fosse, e da dove provenivano storicamente gli atti politici da lui compiuti. Molte furono le smentite scientifiche alle illazioni che lo volevano un papista convinto, attaccato alla gonnella dei cardinali. Se ne riscopri gradualmente il grande spessore, e le complessità interiori di una posizione politica eterodossa ed evoluta nel corso del tempo, in relazione strettissima con la sua attività di membro attivo della Federazione degli Universitari Cattolici Italiani di cui fu presidente a Bari e al livello nazionale. Si contestualizzò il suo rapporto con gli studi di filosofia cristiana e in particolare si iniziarono a chiarire le sue posizioni di interesse verso un cattolicesimo liberale vissuto in chiave sociale. In molti cercarono prove a testimonianza dei rapporti tra Moro e il regime fascista, ma nulla di significativo fu trovato se non testimonianze orali. Tra queste vanno individuate anche le lunghe chiacchierate e l’aneddotica. Esempio fulgido fu quello del prof. Nicola Damiani, sindaco di Bari e amico di Moro negli anni giovanili. In alcuni incontri personali, il prof. Damian, scomparso a dicembre del 2009, ricordava anche a me come Aldo Moro apparisse fermo e risoluto su posizioni antifasciste, ma contemporaneamente scoraggiasse la diffusione all’interno dei gruppi universitari cattolici di materiali antifascisti provenienti da qualsiasi parte politica, liberal-socialista o cattolico popolare. La motivazione, spiegava Damiani, era da riscontrarsi nella volontà di tener fuori dai circoli della FUCI possibili infiltrazioni di sovversivi o della polizia segreta fascista che guardava comunque con sospetto a qualunque forma di associazionismo. Noto è anche il ruolo del fratello di Aldo Moro, il magistrato Carlo Alfredo, quale aderente a consessi antifascisti, stando alle testimonianze del sen. Michele Cifarelli coordinatore del Partito d’Azione nel 1944. Ancora sotto silenzio passa, invece, la posizione di Aldo Moro quale capitano dell’Areonautica Militare prima, e collaboratore, poi, del Procuratore presso il Tribunale Militare di Bari. Negli ultimi anni, le autorità militari stanno concedendo agli storici di iniziare lo studio degli archivi dove comunque è ingente la quantità di documenti da vagliare. Di recente è stato ritrovato lo stato di servizio del capitano Aldo Moro e in una cerimonia che si svolgerà lunedì 28 marzo presso il Comando della IIIˆ Regione Aerea a Bari, tale documento sarà consegnato ad Agnese Moro, secondogenita del presidente. La signora Moro che da anni fa parte attivamente dell’Associazione Italiana delle Vittime del Terrorismo raccoglie infatti molta dell’attività spirituale del padre e ne tiene particolarmente alta la memoria soprattutto ad uso delle nuove generazioni affinché nessuno abbia a la perdita di un caro per atto terroristico di qualunque parte politica.