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Giovedi 24 marzo parte dal teatro Forma di Bari il tour della cantante biscegliese Erica Mou, evento realizzato grazie al progetto “Puglia Sounds”.
Faccia acqua e sapone, ai piedi due differenti tipi di scarpe (una da ginnastica e uno stivale – per prove tecniche – ci spiega), attorniata da bustine di plastica, bicchieri, bottiglie, una scatola di pasta, cioè dagli insoliti strumenti che accompagneranno la sua voce (strumento principale), la cantautrice stamattina ha incontrato la stampa. Ad accompagnarla sul palco, al pianoforte, Matthew Ker, inglese trapiantato a Parigi che ha accolto con entusiasmo la proposta musicale di Erica, di cui ci racconta: “sebbene molto giovane, è tecnicamente preparata, aperta alle sperimentazioni e ha un bel timbro di voce”, motivi per cui quando Valgeir Sigurosson, collaboratore di Björk, gli ha chiesto di affiancare questa ragazza italiana, Matthew, convinto da un demo solo chitarra e voce di Erica, ha subito accettato.
L’idea che coltivano – e realizzano molto bene – è di fare la voce il principale strumento, anche per quanto riguarda gli arrangiamenti, secondo uno stile già consolidato in altre parti di Europa che insiste su voce, ritmo, e corpo. Queste condivise premesse concettuali, unite alla splendida voce dell’artista, hanno reso di fatto naturale e riuscito l’incontro tra l’esperienza internazionale apportata dai suoi collaboratori e l’impronta personale del suo stile, che ha trovato l’incoraggiamento a proseguire su questa strada anche da parte di Caterina Caselli.
Erica cresce ascoltando i cantautori italiani amati dai suoi genitori, come De Andrè, Battisti, Battiato, Guccini, Nilla Pizzi, da lei definita un modello di riferimento imprescindibile per un’artista che voglia fare musica. Durante il concerto, alla cantante da poco scomparsa Erica renderà omaggio proponendo una cover di una sua canzone tra le meno note di cui non ci ha rivelato il titolo.
E a proposito di cover, la ENI ha adottato come colonna sonora per il suo ultimo spot “Don’t stop” dei Fletwood Mac interpretata da Erica.
In conferenza stampa, la cantautrice esegue “Oltre”, brano scelto per accompagnare i titoli di coda di “I baci mai dati”, l’ultimo film di R. Torre, “Giungla”, un manifesto contro il meccanicismo di abitudini consolidate, e “Vorrei dirti un sacco di cose” titolo a cui solo all’ultimo è stato preferito quello che porta il nome del ‘album, “È”. Per stessa ammissione dell’artista, una vena di inquietudine pervade tutti i pezzi dell’album, anche quelli apparentemente più allegri, come riflesso del suo sguardo non tranquillo sul mondo.
Riguardo al ruolo giocato dalla tv e dalla macchina infernale dei reality, Erica dice: “noi crediamo di sopperire le nostra mancanze, la nostra ignoranza del mondo guardando la tv. Osservando la vita degli altri ci illudiamo di riempire le nostre; ma questa non è la mia strada”.
I pensieri, come i testi della musica, tradiscono un’ingenuità amabile. Forse, tra qualche anno, il viso acqua e sapone lascerà spazio a una sorta di sperimentalismo estetico proprio di quelle artiste cdi cui si vedono crescere insieme, a partire dalla loro musica, forma e sostanza; il look si trasformerà in qualcosa di più originale – così come è stato per tutte le artiste che all’inizio della loro carriera già tradivano grandi potenzialità che poi sarebbero esplose in tutta la loro bellezza.
La stoffa c’è tutta, l’esperienza farà il resto.
PENSIERO LATERALE
Anche se non l’avesse detto apertamente, avremmo indovinato che Erica apprezza la cantante italo-islandese Emiliana Torrini: invito tutti a cogliere le somiglianze tra le due ascoltando “Jungle Drum” della Torrini.