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Ci voleva, una cantante e musicista come Joan, ci voleva proprio. Una con la sua voce inusuale, la sua energia, la sua determinazione, la sua semplicità; una capace di vergare liriche cariche di sentimenti personali con una naturalezza che rende partecipi.
Joan Wasser, nota come Joan as Police Woman, porta in Europa il tour promozionale per The Deep Field, album pubblicato a gennaio. La seconda delle quattro date italiane, sabato 5 marzo, è fissata in Puglia. Il Teatro Comunale di Novoli scongiura la cancellazione dell’evento dopo l’improvvisa chiusura del Kursaal di Bari, originariamente deputato ad accogliere il concerto.
Non poter assistere all’esibizione sarebbe stata una gran seccatura vista l’innegabile bravura di una tra le migliori emergenti americane negli ultimi tempi.
Il Teatro riesce ad accogliere meno di 200 spettatori ma è dotato di una discreta acustica e, in una serata afflitta dal maltempo, si presta come accogliente rifugio da freddo e pioggia, e si dimostra spazio adatto a ridurre ogni distanza tra palco e pubblico.
Alle 21.30 Joan emerge dal buio delle quinte fasciata da un tuta di pelle nera, come un’eroina dei fumetti. Affida l’introduzione alla magnetica The Action Man, cui fa seguire l’arcinota The Magic che rapisce il cuore degli astanti con il suo moderno pop forgiato nel rhythm and blues. E’ solo l’inizio. Il suo coinvolgente live, durato un’ora e mezza, è un concentrato di generi presenti nello sterminato songbook americano.
Per tutto lo show, la musicista getta liriche introspettive tra le braccia di un premuroso soul che a volte protegge, e a volte lascia sfuggire la presa in favore di corteggiatori altrettanto zelanti. Influenze nere si affacciano quando libera dai legacci un canto che si stende tra le battute di Chemmie, ben supportata dalle voci di Tyler Woods (organo e moog rogue) e Parker Kindred (batteria). I due spesso vengono chiamati in causa nella qualità di coristi ma la loro specifica abilità mira a erigere certe architetture funk celebri nei ‘70. Woods è il regista del suono, quello che lavora dietro la scrivania a progettare sul computer; Kindred fa il lavoro di officina, si rimbocca le maniche e tra mille smorfie facciali sostiene il ritmo.
Joan stessa ha dichiarato che l’ultimo disco è incentrato sulla fascinazione per i musicisti neri come Stevie Wonder, Nina Simone, Curtis Mayfield e Al Green, capaci di portare in auge uno stile innovativo e di grande impatto. In alcuni passaggi il trio dichiara questa devozione abbandonando la rassicurante main street per intrufolarsi in club di Harlem dove mettersi in gioco.
A proposito di rischi, è la dolceamara Anyone che rispolvera le prime note tratte dall’album Real Life: ed è arte pura, nel leggero carezzare di parole, nei vocalizzi e nelle alchimie tra suoni morbidi e ritmi dilatati. L’affinità con il sound di Jeff Buckley è altissima e pare davvero che l’aura del “Mystery White Boy” aleggi in teatro. Non è l’unico momento in cui la cantante volge lo sguardo al disco che raccoglie le lacrime di un beffardo passato (è stata l’ultima compagna del mai troppo compianto Jeff). Save Me, Eternal Flame e la conclusiva Real Life provengono dal luminoso esordio che le ha concesso notorietà dopo anni di gavetta in formazioni minori. Ma è su The Deep Field (eseguito per intero, unica esclusa Human Condition) che è incentrata la scaletta, tanto che il secondo album, To Survive, è rappresentato solo dal mid tempo di Hard White Wall.
Coinvolge il pubblico Joan, riceve e dona complimenti di circostanza (“Who lives here? Wow, that’s cool! We don’t have this places in New York City”) e si avventura su territori aspri ma a lei possibili. La struggente Forever and a Year viene inizialmente eseguita in solitaria con un leggero arpeggio di chitarra e Joan as Police Woman torna ad essere la soul-punk newyorkese che ha inventato uno stile. Brava, intrepida e generosa, nel suo vestitino di pelle nera. Proprio come un’eroina pronta a combattere l’immobilità musicale tipica di questi tempi.
Foto di Antonella Campese
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