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Sono ripresi il 20 febbraio, gli appuntamenti con la storica serie di incontri dal titolo "Arte e Musica" presso la Pinacoteca Provinciale "Corrado Giacquinto" di Bari. L’iniziativa, giunta alla sua XII edizione, è a tutt’oggi promossa dall’Assessorato ai Beni e alle Attività Culturali della Provincia di Bari, che ne ha fatto un fiore all’occhiello all’interno dei consueti eventi annuali. Il tema scelto per questa edizione del ciclo, ideato da Clara Gelao che si è avvalsa ancora una volta della preziosa consulenza musicale di Rino Marrone, è Tematiche femminili nell’arte e nella musica, e si svolge in piena armonia con l’oggetto della Mostra “Eroine invisibili. Storie di donne dalle collezioni della Pinacoteca Provinciale di Bari e della Provincia di Bari” – in corso presso la Pinacoteca di Bari sino al 29 maggio 2011. Come sottolinea la stessa dott.ssa Gelao in apertura della prima conferenza dal titolo "Serve, servette e lo strano caso di Antonio Mancini": "La presenza, all’interno della mostra, dello splendido dipinto di Antonio Mancini raffigurante La servetta, ha suggerito di approfondire questo tema, presente ab antiquo nella pittura religiosa ma affrancatosi da questa e divenuto tema “laico” ed autonomo a cominciare dalla pittura fiamminga “borghese” del Sei-Settecento."L’attenzione della dott.ssa Gelao si è soffermata, quindi, su alcune che da Sandro Botticelli in poi contengono celebri raffigurazioni di nutrici, fanteche, domestiche ed altre cameriere che possono, genericamente, essere identificate come serve e servette. Dalla leggiadria adoperata dalla pittura toscana si passa, con maggiore solennità e attenzione alla struttura psicologica dei personaggi, fino allo svolgimento del tema da parte di Caravaggio e dei caravaggeschi italiani e stranieri. Questi artisti adoperano differentemente dai predecessori il colore e la luce tanto da rendere molto più drammatica la struttura narrativa delle scene in cui la serva è presente. In età moderna, infatti, questa tipologia di donna è spesso vista dall’arte come astuta mezzana e la sua iconografia risente, via via maggiormente, degli influssi della commedia menandrea e plautina. In questo genere comicogrottesco la nutrice svolge la funzione di ruffiana per gli amori illegittimi delle padrone, ricoprendo un ruolo indispensabile allo svolgimento e allo sviluppo dell’azione scenica. A partire dal Settecento anche la gerarchia delle serve cambia radicalmente al variare delle esigenze sociali.La stiratrice, la cuoca e la lavandaia si oppongono per rozzezza e pesantezza, alla soavità della cioccolataia, raffigurata come una damina intenta a preparare la raffinata bevanda vestita color confetto con accessori che ne rendono graziosa la silhouette. Tale diversificazione prosegue anche nell’Ottocento, e mentre Degas si sofferma su intere serie di stiratrici, Manet guarda alla cameriere dei bar parigini che con aria spenta e distratta servono da bere agli avventori che spesso le fissano con aria concupiscente. Nel decennio 1880-1890, Antonio Mancini, pittore laziale, si dedicò allo studio delle Servette e realizzò una vera e propria serie sparsa poi per varie vicende in musei europei, e americani. La servetta di Mancini in realtà, quasi sempre, in atteggiamenti poco consoni ad un ruolo servile, infatti, legge libretti, si riposa su divani, svolge attività più adatte ad una figlia della borghesia dell’epoca quali cucire o dipingere in veranda. L’autore, inoltre, utilizza sempre la stessa modella, una sua cugina, quasi sempre vestendola di nero, e aggiungendo a tale abito aggiunge quasi sempre una pettorina ed un grembiale bianco per identificarla come servetta, pur essendo essa pienamente padrona nelle stanze e tra gli oggetti che certamente le appartengono.Allo stesso tema di ambiguità della “servetta/padrona”, anche se in altro scenario, è ispirata la scelta musicale, costituita dal noto intermezzo buffo del Pergolesi “La serva padrona”, appunto, risalente al 1733. Oltre alla direttrice della Pinacoteca Provinciale, infatti, protagonisti della mattinata sono stati il soprano Damiana Mizzi e del basso Angelo De Leonardis, accompagnati dal clavicembalista Michele Visaggi e dai Solisti del Collegium Musicum. I cantanti hanno creato una vera e propria mise en espace, realizzando una perfetta evocazione del recitar cantando settecentesco in cui l’azione scenica avveniva tra gli spettatori raccolti nella sala teatrale, mentre i cantanti/attori mimavano i gesti e le emozioni di cui erano protagonisti.Il ciclo “Arte e Musica”, costituito come di consueto da quattro incontri domenicali a cadenza mensile, proseguirà, sempre con inizio alle 10.45, il 20 marzo, il 10 aprile e il 15 maggio 2011.