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Dalla metà di gennaio tutto il mondo, e anche l’Italia, è stato “costretto” a rivolgere la sua attenzione a un Paese delle coste del Mediterraneo di solito presente solo nei dépliants delle agenzie di viaggio, e nei servizi della stampa di settore. La Tunisia, un paese pacifico che pacificamente ha detto basta a 23 anni di una dittatura mascherata all’estero sotto il cerone del benessere (di pochi) e delle alleanze politico-economiche.
Una rivoluzione popolare e pacifica che ha sconvolto la vita di molti e non solo per le eccezionali misure di sicurezza, peraltro rapidamente rientrate. Molti hanno perso la loro attività e lavoro: alcuni si sono chiusi in casa, altri hanno partecipato alle manifestazioni.
Slim Ayedi, (in foto) giovane giornalista e titolare di una piccola agenzia di comunicazione, ha deciso di scendere in strada, di rischiare anche la propria incolumità, e di documentare con la sua telecamera la Tunisi e la Tunisia della rivoluzione popolare. Ne sono nati réportages in presa diretta e interviste. Sulla sua strada ha incontrato Giacomo Fiaschi, aretino trapiantato a Tunisi, che con le telecamere ha la dimestichezza del lavoro in RAI e del cineasta, e che sa “bucare” il video.
Ne esce questa intervista che con pacatezza aiuta a capire la storia della Tunisia e i motivi di fondo di un cambiamento che non potrà non coinvolgere anche noi, che sul Mediterraneo “vediamo” le coste di questo splendido Paese, e che dalla sua esperienza possiamo imparare qualcosa, forse molto.
Con la speranza che a Slim e Giacomo questo “passaggio” porti molti contatti e lavoro.
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