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Nella vasta biblioteca del settecento, ci siamo imbattuti nel titolo di un’opera molto particolare: "Il diavolo innamorato", del francese Jacques Cazotte. Si tratta di un "feuilleton" (parola francese di uso comune, che tradotta in italiano significa: Romanzo d’appendice, e che corrisponde al nome del genere letterario popolare nato nella seconda metà dell’ottocento) cioè di un romanzo a puntate, pubblicato in appendice di un quotidiano. Esso venne scritto negli ultimi decenni del settecento (1772). La trama del racconto pare ribaltare, solo in un primo momento, il luogo comune del diavolo, dal latino "diabolos" cioè "divisore", quale creatura tentatrice e traditrice per eccellenza. I personaggi principali dell’opera sono: lo spagnolo don Alvaro, capitano delle guardie del Re di Napoli ed incauto evocatore dello spirito maligno, e l’evocato, Belzebul, in arte Biondetta. L’autore introduce sul palcoscenico del racconto la "dolcissima" Biondetta, sotto l’inedita veste di una fanciulla dai "lunghi boccoli d’oro" (tanto bella quanto sottomessa, graziosa e innamorata del giovane capitano Alvaro), niente di meno che uno dei "principi delle tenebre". Il superbo diavolo è abbigliato da umile paggio, e, per la prima volta, non appare tutto profumato con la tradizionale "Eau de colonie" allo zolfo; non minaccia chiunque di morte violenta, e non pretende l’anima, o l’ombra del superbo o sfortunato evocatore di turno (quando parlo di "anima" alludo all’arcinoto "Faust" di Goethe o anche al più moderno "Faust" del lusitano Pessoa, mentre quando dico "ombra", mi riferisco alla "Storia Meravigliosa di Peter Schelemihl" di Adalbert Von Chamisso). E’ appunto questo nuovo elemento, alludo alla servizievole devozione cui, nel corso di tutto il racconto, dà prova Biondetta, nei confronti del giovane ed irresponsabile capitano (il primo atto della storia è inscenato a Napoli, la ricca capitale borbonica dove il graduato, come abbiamo già accennato, presta servizio), a stupire il lettore abituato per cliché letterario, a ben altri modi e atteggiamenti da parte del signore del male. Questa nuova condotta, in apparenza docile e amorevole, nasconde la più infida tra le tentazioni descritte e messe in scena dagli scrittori, che hanno trattato nei loro racconti di patti con il demonio e delle relative traversie cui vanno incontro i firmatari (a proposito di patti, bisogna ricordare, oltre ai su citati esempi, anche "Melmoth l’errante" di Charles Maturin) di tali occulti contratti. Eppure, nonostante tutti gli "amorevoli" artifici, pur se fortemente tentato dai modi deliziosi e commoventi del demonio "gentile", don Arturo riesce a resistere e a preservare la sua anima, e la sua virtù, grazie all’aiuto provvidenziale della madre, cattolica devota; nel frattempo ogni genere di fenomeni, normali e paranormali (ad esempio nel capitolo XII si assiste allo scatenarsi di un terribile uragano), paiono riuscire ad allontanare il giovane dalla salvezza rappresentata dal nido materno. Il romanzo sarà (ho avuto il piacere di leggere il testo in edizione economica della BUR, risalente al 1953) disponibile da marzo 2011, edito da Manni nella collana "La cifra nel tappeto". Il prezzo del divertente racconto è di euro 12. La precedente edizione del romanzo risale al 2005, ed è edita da Donzelli. Quest’ultima edizione abbina alla storia del Cazotte un racconto di Andrea Camilleri dal titolo: "Il diavolo che tentò se stesso". Un ultima parentesi bisogna dedicarla alle particolari vicende, che costellano la biografia dello scrittore francese, descritte nella prefazione BUR dell’edizione del 1953. Jacques Cazotte, nasce nel 1719, e dopo aver dato alle stampe il "Diavolo innamorato", riceve la visita di un massone appartenente alla loggia degli "Illuminati". Questi pare si fosse dimostrato entusiasta del racconto, frutto della fantasia dello scrittore, e che abbia proposto al Cazotte di entrare nella loggia su citata. Gli "Illuminati" erano una setta massonica "misticheggiante", di cui è stata storicamente comprovata l’esistenza e l’attività, attraverso numerosi atti, datati e autenticati, risalenti al periodo della Rivoluzione francese e pervenuti fino a noi. La "fantomatica" (secondo alcuni) setta degli Illuminati, è stata recentemente portata alla ribalta (anche da Umberto Eco nel suo ultimo romanzo, dal titolo: "Il Cimitero di Praga", che di essa ci parla a pagina 62) dal cantastorie Dan Brown nel suo romanzo: "Angeli e Demoni", il quale però nega l’esistenza di questa, relegando la Storia, di tale loggia, al mondo della fantasia e delle paranoie complottistiche. Per ciò che concerne il "fratello" Cazotte, a differenza dei suoi pari Illuminati, non rinnegherà mai nè il cattolicesimo, né soprattutto la monarchia francese, finendo per questo motivo sulla ghigliottina in qualità di nemico della Rivoluzione, nel 1792, alla veneranda età di settantatré anni.
-"Il diavolo innamorato", Jacques Cazotte, Biblioteca Universale Rizzoli, marzo 1952, lire 100, prefazione e traduzione di Ugo Dettore.
-"Il diavolo innamorato", Jacques Cazotte, Manni editore, marzo 2011, euro 12.