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Nel lontano 1957 (siamo esattamente ad appena 54 anni fa) la RAI, Radiotelevisione Italiana decise di iniziare a trasmettere messaggi pubblicitari attraverso un incredibile format televisivo chiamato “Carosello” che negli anni a venire sarebbe diventato la trasmissione più amata dagli spettatori e quasi – direi – un vero e proprio appuntamento fisso della famiglia italiana. 135 per ciascuno spot, 4 messaggi pubblicitari in tutto, un codino che dava risalto al prodotto e che seguiva lo sketch: il tutto immerso – almeno all’inzio del suo ciclo di vita (6 anni) – in un bellissimo contesto teatrale con tanto di alzata sipario e fanfara al seguito. Il successo di questa iniziativa – clamoroso e inaspettato per certi versi – riuscì a sdoganare nel nostro paese, il cittadino appartenente al ceto c.d. “medio” rispetto al concetto di cultura consumistica. I messaggi erano molto belli, chiari, rapidi, ben fatti, spesso accompagnati da siparietti pseudo sceneggiati e riuscivano ad “incollare” un intero Paese dinanzia alla TV più per la forma che per il contenuto.
In un momento storico in cui la reclamè è sempre più elettronica e in cui ogni Azienda commerciale degna di nota riserva almeno un Ufficio direzionale ai “pubblicitari” e/o esperti di marketing e comunicazione, parlare di “Carosello” evoca piacevoli sensazioni e offre interessanti spunti di riflessione.
Per capire meglio cosa oggi rappresenti “l’universo pubblicità”, facendo un balzo in avanti di appena mezzo secolo di storia, è fondamentale soffermarsi su alcune cifre che definirei impressionanti, mantenendomi prudente; rimaniamo per pochi istanti in Italia per osservare che i mercato della pubblicità nel nostro paese nel 2010 ha fatturato ben 9 miliardi di euro, con una crescita netta del 3% sul 2009 ( dato in netta controtendenza alla contrazione dovuta alla arcinota fase congiunturale). Ciò nonostante, il Belpaese ha fatto investimenti pubblicitari che registrano un incremento molto più basso delle “colleghe” europee Francia, Gran Bretagna e Germania.
A questo aggiungerei un record storico che si è consumato poco più di un mese fa proprio in Inghilterra dove in occasione delle festività natalizie per la prima volta in assoluto e nell’arco di una stessa giornata le “transazoni” di acquisto on line hanno superato le transazioni in store.
Cosa significa questo e quali legami esistono tra numeri apparentemente separati?
Il “mercato” degli acquisti sta cambiando e il popolo degli internauti preferisce comprare comodamente seduto in casa piuttosto che recandosi direttamente nei negozi; questo consente di azzerare i costi di intermediazione e di gestire un acquisto più comodo e più economico. E naturalmente la pubblicità si muove in questa nuova direzione alla velocità della luce, diventando più dinamica, più performante più efficace ed utilizzando sempre nuovi strumenti per arrivare dal consumatore. Questo è il principale motivo per cui negli USA – sempre nel corso del 2010 – gli investimenti pubblicitari on line hanno superato per la prima volta nel mondo e di misura, gli investimenti sulla carta.
Il mio pensiero va immediatamente ai 19,7 milioni di italiani iscritti ad un noto Social Network, detto anche il il “Quarto Stato” e a che tipo di mercato potenziale tutto questo possa rappresentare (per non immaginarlo poi a livello planetario)
Una domanda spontanea invade i miei pensieri e chiede – a questo punto – con quali strumenti le Aziende cercheranno di intercettare e catturare gli utenti.
Ambient marketing (l’ambiente fisico di venta un mezzo di comunicazione), il Buzz marketing (il nuovo passaparola), l’Engaging (si gioca sulla empatia e sulla capacità di risvegliare gli istinti in ciascuno di noi), il Flashmob (si dà vita ad una azione improvvisa in un luogo pubblico per rompere la monotonia della quotidianeità tra gli ignari passanti), il Display (pubblicità con banner, video e sponsorizzazioni), il Search ( pubblicità che gira sui motori di ricerca), lAdvertgame (si gioca mentre si vende pubblicità).
Non bisogna insomma averne paura, ma semplicemente farsi trovare pronti; e in questo un ruolo importante lo avrò il ivello di alfabetizzazione informatica perchè – questo è certo – la “partita” già in corso sarà sempre più giocata su campi multimediali o che comunque utilizzeranno strumenti informatici. Penso alla diffusione dei tablet cui assistiamo da circa un anno, uno su tutti l’IPad, di certo il più evoluto e “cercato” dai pubblicitari per arrivare al consumatore e a come anche in questa fattispecie le major dell’advertising abbiano dovuto studiare e rimodulare i loro “piani strategici”. Solo in Italia l’advertising digitale destinato ai quotidiani è stimato di qui al 2015 in 149 milioni di euro; si scarica una applicazione, si legge un quotidiano; si scarica una applicazione, e in pochi secondi si ha a portata di mano il mondo intero.
La pubblicità su un tablet piace e non è subita ma viene vissuta come un arricchimento della offerta informativa; è come se improvvisamente la pubblicità su un giornale di carta sia “la solita pubblicità” e quella su un tablet sia pubblicità che informa in maniera rapida, diretta e gradevole.
I pubblicitari, dal canto loro potranno targettizzare l’offerta a livelli senza precedenti., proprio sui tablet; noi potremo scegliere quello che più ci piace attraverso banners infiniti che invaderanno le applicazioni.
Allora quando penso a quello che ci aspetta, mi ritorna alla mente Carosello che aveva avuto nei suoi padri fondatori grande lungimiranza: quella di capire che con pochi secondi ed una comparsata semicomica si poteva “incantare” un popolo intero dando a quel “popolo” non una informazione ma una informazione “arricchita” attraverso una forma di intrattenimento.
Sembrerà strano ma questa è la sfida che attende i pubblicitari di oggi.