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Si è consumata davanti all’entrata del Cinema Galleria di Bari, una protesta pacifica con volantinaggio a cura del COISP (coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia). Alcuni espononeti del sindacato con bandiere verdi hanno distribuito ai passanti un comunicato nel quale spiegano le ragioni della loro protesta e si mostrano indignati per la realizzazione del film Vallanzasca – Gli angeli del male, ultima fatica di Michele Placido, regista di Ascoli Satriano.Nel testo che il coordinamento sindacale propone, si traccia la biografia criminale del Renato Vallanzasca, leader della banda della Comasina, quartiere della periferia milanese. Il bel Renè, come fu definito dei giornali dell’epoca, iniziò la sua feroce carriera alla fine degli anni ’60, macchiandosi di numerosi – quanto efferati delitti – omicidi, rapine, sequestri di persona ed evasioni. Adesso secondo il COISP se ne celebra la figura con questo film che ha per protagonista Kim Rossi Stuar che quanto a fascino e avvenenza ricorda da vicino il criminale a cui si è ispirato. Infatti l’attore, anche egli al centro delle polemiche nella serata barese, ha visitato più volte Vallanzasca nel carcere di Opera, dove questi è rinchiuso, al fine di studiarne il tipo psicologico, e pare sia stato egli stesso a coinvolgere Placido nel progetto produttivo della 20th Century Fox dopo aver letto "Il fiore del male" intervista del giornalista Carlo Bonini a Renato Vallanzasca.“Ecco il vero volto dell’eroe Vallanzasca, vergognosamente celebrato sugli schermi cinematografici come un affascinante bandito dalla vita avventurosa: si tratta invece di un criminale brutale e spietato, incredibilmente arrogante, capace di insultare e minacciare gli agenti che, loro malgrado, hanno avuto il compito di controllarlo nell’hotel in cui si trovava”. Ad affermarlo è Franco Maccari, Segretario Generale del COISP che prosegue: “Questo squallido personaggio, nella stanza d’albergo nella quale era ospitato come un vip anziché nella fredda cella che meriterebbe, ha reagito al controllo dei Carabinieri vaneggiando di non essere un detenuto da quattro soldi e di sentirsi perseguitato dalle Forze di Polizia, che dovrebbero smettere di arrecargli disturbo. Effettivamente bisognerebbe smetterla di garantire ingiustificati privilegi ad un assassino accusato di sette omicidi e condannato a 4 ergastoli e 260 anni di galera”. La reazione del dirigente di sindacale appare comprensibile se si associa il personaggio del film alla persona fisica del criminale lombardo, cosa che peraltro cerca di smentire lo stesso Rossi Stuart che alla protesta risponde con garbo che si tratta solo di un film ovvero di una ricostruzione artistica di fatti realmente accaduti.Più pesantemente interviene invece Michele Placido che domanda ai sindacalisti baresi come mai da parte loro non ci sia stata altrettanta indignazione per i fatti relativi alla efferatezze compiute dalla Banda della Uno bianca o per le violenze poi accertate e compiute esponenti delle forze dell’ordine durante i giorni del G8 di Genova. Lo stesso Placido argomenta maggiormente la sua difesa del film specificando che il film vuol essere tutt’altro che una "beatificazione" delle gesta criminali, seppure lui si sia contraddistinto per alcuni slanci di grande generosità, alla Robin Hood, donando per esempio parte dei proventi delle sue rapine alle famiglie dei detenuti. Si tratta, invece, continua il regista di un percorso di "delitto e castigo", non a caso la sua è la storia di un ragazzo di periferia che sognava di fare la bella vita nella "Milano da bere" rapinando le banche. E conclude: "Noi seguiremo il suo percorso tragico cercando di capire, ma senza nessuna esaltazione del personaggio. Anzi il messaggio sarà profondamente critico e doloroso."Eppure oltre alle proteste del COISP, sono stati diversi gli esponenti della scena politica e sociale italiana che hanno ribadito il loro aperto dissenso alla realizzazione del film, vista la natura del soggetto su cui si basa. Tra i maggiori detrattori dell’opera, diversi parenti delle vittime della banda della Comasina, sindacati di polizia come SAP (che ha invitato i propri iscritti a boicottare il film), l’osservatorio sui diritti dei minori, e, in modo particolare, l’associazione Vittime del Dovere.