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Il pubblico era in tripudio e continuava ad applaudire. Dal loggione giungevano alcuni richieste di "Bis", certamente rimaste timide e disattese. 20 minuti di applausi nel rinato Teatro Petruzzelli e la gioia dell’ascolto fino alla commozione per lo sforzo compiuto dagli orchestrali. Sembrava di trovarsi in un’altra epoca, in un’altra Bari, solo un dubbio… così alzando la testa non ci sono le più le tele di Armenise ma solo un soffitto bianco. Quanta ottima voglia di fare nelle mani e nei petti degli orchestrali che descrivono se stessi in una lotta contro lo spartito, con Mozart intemperante e a tratti eccentrico del "Concerto per flauto, arpa e orchestra K 299" e contro il Mahler della Sinfonia n. 1 "Titano", i cui impeti si frammezzano sono davvero saldamente legati ai valori plastici della composizione ottocentesca. A questi fa opposizione un impeto di modernità, il tentativo stesso di sovvertire la composizione alla tedesca, wagneriana, per trovarne una nuova, Fin de siècle, in una sorta di affermazione della propria identità asburgica, viennese. L’aggettivo "asburgico" racchiude per propria natura un mondo che per vocazione è rivolto all’eclettismo, in cui la densità di occorrenze si fa armoniosa narrazione di suoni delle natura che sposano echi gitani di carovane di passaggio e altri miscugli sonori proventi dalla tradizione ebraica, soprattutto sefardita."E’ bellissima. E’ come una montagna da scalare!" Con questa affermazione ci saluta il maestro Boris Brott al termine della memorabile serata che ha segna probabilmente il definitivo ritorno della musica sinfonica a Bari, dove, da troppo tempo mancava una grande esecuzione di un’opera tanto difficile e tanto emozionante assieme.La valutazione del direttore d’orchestra ci ha donato con generosità faceva riferimento proprio al Sinfonia mahleriana, seconda parte di quanto offerto martedi 18 gennaio al pubblico barese.La particolarità della versione eseguita è stata sentita profondamente dal M° Brott che ha dedicato a questo aspetto una breve spiegazione di carattere storico filologico. La sua ricerca, infatti, non si limita alla correttezza formale della materia scritta ma anche alla ricostruzione della volontà dell’autore che – come ricorda Brott – al termine delle prime esecuzioni volle ripulire la sua prima sinfonia ed eliminare un intero movimento. Eppure Brott per l’esecuzione barese ha deciso di recuperare il movimento espulso che rimane comunque una meravigliosa chicca, dal titolo "Blumine". La collocazione della Bluemine è stata quindi nel finale della prima parte della serata, subito dopo l’esecuzione del concerto di Mozart ed è stata elogiata con competenza dal pubblico barese che ha saputo dimostrare una certa competenza nell’ascolto.Alcune parole vanno spese per il Concerto in do maggiore per flauto, arpa e orchestra di un Mozart maturo e sregolato attento alla temperie pre-rivoluzionaria, che compone a Parigi, ascoltando i profumi, i suoni e gli umori della corte e fa dialogare e batticheccare, il flato e l’arpa come due amanti alla contesa d’amore o come duellanti con spada e fioretto. Le interpreti del concerto Anna Lisa Pisanu al flauto e Giuseppina Ciarla all’arpa meritano una particolare menzione per la grazia della loro esecuzione e il vigore mostrato nel saper temperare i tentativi di straripamento imposti dalla partitura.Un rinnovato plauso va, infine, elevato all’indirizzo della persona del M° Boris Brott, che ha saputo amalgamare e gestire i passi che lui definisce "da gigante" compiti dall’Orchestra della Fondazione Petruzzelli della quale lui stesso si dice molto soddisfatto per la crescita mostrata e la grande professionalità messa in luce!