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La sua eredità artistica è ora nelle mani dell’eccentrico Karl Lagerfeld, ma certo il mito Coco Chanel resta leggendario ancora oggi, a quaranta anni dalla sua morte a Parigi il 10 gennaio 1971. Passati 4 decenni, Chanel continua a rappresentare la più geniale protagonista della moda del XX secolo e soprattutto l’ardita rivoluzionaria del costume femminile dell’era moderna. Film, biografie, mostre, fiction tv continuano da anni a raccontare Madamoiselle Coco, la sua vita leggendaria, nata povera a Samour il 19 agosto 1883 e morta a 87 anni dopo aver frequentato artisti come Picasso, Cocteau, Stravinskij (con cui ebbe una relazione) e avendo avuto un successo globale per il suo estro creativo.
A lei, la storia della moda assegna l’invenzione del tailleur, che permise alle donne di liberarsi dei corsetti. Sempre alla grande sarta si deve l’introduzione nel guardaroba femminile dei pantaloni: ci pensò dopo essere scesa da cavallo con i calzoni del suo scudiero. Coco la ribelle, la ‘bestiolinà come la soprannominarono durante gli anni in orfanatrofio, fu una donna d’ingegno, impertinente, trasgressiva e una vera icona di stile. Con il suo estro Coco – che fu la prima donna per cui venne coniato il termine stilista – si appropriò anche dei tessuti maschili. Il tweed scozzese, per cui aveva una predilezione, le venne dalla frequentazione negli anni Venti con il duca di Westminster, Hugh Richard Arthur Grosvenor, noto come Bendor. Ne fece giacche e abiti raffinati, addolciti da maxi bottoni di perle e catene dorate, divenute poi segni distintivi dei suoi celebri tailleur assieme alle camelie.
Fu sempre Coco a introdurre nella moda un tessuto morbido e rivoluzionario per le sue prestazioni, come il jersey. E sempre lei trasformò gli accessori in gioielli, e questi in accessori; inventò il primo logo, con le doppie C, e convinse le donne ad abbronzarsi. Coco Chanel ha firmato profumi che hanno conquistato il mondo e che ancora oggi sono tra i più venduti. Primo fra tutti il leggendario N.5: in un’epoca in cui i profumi erano solo miscele di essenze naturali, vegetali e animali, lei si fidò delle ricerche di Ernest Beaux sulle aldeidi, prodotti di sintesi efficaci e costosi, e lui le propose più miscele nuove numerate. La prescelta venne lanciata nel maggio 1921 e nacque il mito che suggerì a Marylin Monroe di dire che la notte indossava solo due gocce di Chanel N.5.
Famosa per le bugie e le battute fulminanti, Coco Chanel ha consegnato ai posteri massime di moda e di savoir vivre valide ancora oggi, a cominciare da «La moda passa, lo stile resta». Lei, che rappresentò il nuovo modello femminile che stava sviluppandosi nel ‘900 ossia una donna dinamica, non più custode del focolare ma che lavorava e non poteva più essere schiava dell’abbigliamento costrittivo della Belle Epoque, disse che «la vera eleganza non può prescindere dalla piena possibilità del libero movimento». «Una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito: avevamo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche; invece, avevo ormai una clientela di donne attive, bisognava potersi rimboccare le maniche». Per l’utilizzo di materiali umili e per l’ispirazione che traeva dalle figure legate alla vita lavorativa, Chanel venne rinominata la regina del genre pauvre, una «povertà di lusso» molto moderna e snob: il tubino nero, intramontabile nel guardaroba ancora oggi. La stilista liberò le donne da corsetti e impalcature per cappelli, donando loro abiti comodi, semplici nelle linee per intraprendere una vita quotidiana dinamica. Sin dagli anni Dieci, Chanel portò la lunghezza delle gonne sotto il ginocchio e abbassò il punto vita e con l’introduzione dei pantaloni affermò, per paradosso, che la femminilità può passere per contrasto in abiti maschili. A lei si deve la donna in pantaloni, camicia bianca e cardigan, un must ancora oggi. Le scarpe bicolori, che slanciano la figura e che ancora oggi si chiamano tecnicamente ‘Chanel’, le inventò lei. Così come la bigiotteria, ‘paccottiglià capace di valorizzare il collo femminile mescolando pietre preziose e non, perle, conchiglie e monete antiche. Non si volle mai descrivere come femminista, ma la sua rivoluzione nel disegno dell’abito femminile coincise con l’esplosione del movimento femminista. È ancora oggi un’icona di stile.