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Elisa Rossi ha raggiunto il grande pubblico con la partecipazione, nel 2009, al più noto talent show trasmesso dalla Rai. Ma il viaggio della cantante parte dieci anni prima, quando lascia la natìa Rimini per approdare a Roma e studiare recitazione, canto e musica. Terminato il percorso di apprendimento, Elisa segue la classica trafila gavetta-prime collaborazioni-primi riconoscimenti, e con le due brevi esibizioni televisive in prima serata, taglia una tappa fondamentale della sua carriera. Le sue doti, infatti, incantano Tommassini (Art Director di X Factor) che la sceglie per il ruolo di protagonista nel riadattamento del musical "Hair". Ai giorni nostri esce Viola Selise, album che contempla nel titolo il primo nome d’arte scelto dalla cantante (Selise): un sorta di attestato di stima nei confronti del proprio alterego e allo stesso tempo un riconoscimento a quel che è stato. In pochi mesi, Elisa esce dall’anonimato e pubblica il suo primo album. Il grande salto è compiuto.
Dispiace dover ammettere, però, che sono solo i potenti mezzi della televisione a dare credito, oggi, ad artisti validi che, con o senza un percorso di studio, meritano fiducia per l’innato estro musicale. Se non fosse mai apparsa in TV, Elisa sarebbe ancora alla ricerca di uno sbocco valido per emergere dai meandri dell’underground. Come tanti. Ma non è peccato avere fortuna soprattutto quando la sorte supporta la qualità. E nel suo debut album la cantante sfoggia abilità vocali di indubbia raffinatezza.
Un album dai due volti, Viola Selise: frizzante e piacevole nella prima parte, più riflessivo e flemmatico nella seconda. Le piccole cose (scelto come singolo trainante) scivola su morbide curve di una voce che sa essere flusso carezzevole o guizzante cinguettio. Caramelle e popcorn presenta un motivo allegro, stemperato da un sardonico testo dettato dal dolore di un abbandono; un brano già presentato per la rassegna musicale Sanremo Nuova Generazione, che qui si ritaglia un’altra possibilità. Ostinatamente è infiltrato da timide contaminazioni jazz che, poco più in là, impregnano Casa di Sabbia fino a tramutarsi in motivo d’essere, con quel ritmo sospeso e scandito in punta di spazzole. Nelle 12 tracce, la voce di Elisa emerge, netta, grazie al prezioso supporto di una band che provvede a cucirle un vestito su misura: un gruppo di veri musicisti che si sublima nelle coloriture jazz ma che si lascia apprezzare anche nel convulso finire della tonica Blà. L’omaggio a Fabrizio De André, con una versione di Rimini velata di malinconia, è sentito ma tutt’altro che deferente.
Più crepuscolare la seconda parte del disco, eccezion fatta per Fastidioso insetto, con piano e violoncello a fare l’andatura, e chitarra a svariare prima e doppiare dopo la partitura d’archi. Particolare la lunga chiusura affidata a Collane di Perle, silloge che include anche inserti in levare e, nascosto da un lungo silenzio, un canto a cappella.
La produzione artistica di Viola Selise è affidata a J.D. Foster, produttore di rango nel panorama mondiale (Alejandro Escovedo, Calexico, Nancy Sinatra, il nostro Capossela).
Elisa Rossi, autrice di tutti i brani (cover esclusa, va da sé), si propone come autorevole voce della nuova pop(ular) music italiana.