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Si pensi un mondo popolato di replicanti che escono, vanno a far spesa, al lavoro, surrogati di esseri umani che invece se ne restano al sicuro a casa, liberi da incombenze noiose e dai pericoli quotidiani come incidenti stradali e altro. La scena, presa in prestito dal film «Surrogates», con Bruce Willis, non è più solo fantascienza grazie ad aziende che in America e in Giappone lavorano alla produzione dei cosiddetti avatar da ufficio.
Questi robot in via di realizzazione sono dei «replicanti» che persone, tanto indaffarate quanto facoltose sì da potersene permettere uno, possono mandare in ufficio al posto proprio, manovrandoli attraverso Internet. Secondo l’’Oroscopo della scienza» per il 2011 stilato dal magazine britannico New Scientist, quella degli avatar da ufficio è una delle novità che ci si potrà aspettare quest’anno.
Oggi con le teleconferenze si può fare molto, risparmiando CO2 e spese di trasporto. Ma perchè accontentarsi di un freddo e impersonale video quando ci si può creare un avatar robotico? A stanno lavorando gli scienziati in Usa e in Giappone.
In Giappone la robotica è ormai di casa e all’avatar-robot si lavora già da alcuni anni. Era il 2006, infatti, quando si presentò al mondo Geminoid HI-1, androide ‘sosià dello scienziato Hiroshi Ishiguro dei laboratori ‘Intelligent Robotics and Communication’ di Kyoto. Ishiguro disse allora di essersi creato un androide fatto a sua immagine e somiglianza, per farsi sostituire al lavoro quando è troppo occupato. Geminoid HI-1 è così simile a Hiroshi da poter trarre in inganno in video.
Negli Usa, anche la californiana Anybots ha già creato un prototipo di robot-avatar, chiamato QB office bot, e addirittura sul sito dell’azienda (http://www.anybots.com/#front) c’è la possibilità ordinare online il proprio robot surrogato.
QB office bot è un robottino comandato via Internet, con due webcam al posto degli occhi, che si aggira agile in ufficio evitando di urtare scrivanie e librerie. Nella sua testa c’è un piccolo schermo su cui appare in video il viso del suo ‘gemellò in carne e ossa, cioè dell’umano che sta sostituendo. «Se vi chiedete perchè mai una persona dovrebbe spendere 15 mila dollari per un avatar quando potrebbe cavarsela con una videoconferenza – ha detto Trevor Blackwell di Anybots a New Scientist – la risposta è semplice: un robot che vada in ufficio al posto vostro ha molta più capacità di interazione ed è molto più realistico».
C’è anche un’altra azienda californiana che sta sviluppando avatar da ufficio, la Willow Garage: due ingegneri di questa azienda, Dallas Goecker e Curt Meyers, hanno creato Texai Remote Presence System. Sul sito dell’azienda è scritto che, da quando è arrivato Texai, Goecker lavora usando il robot dall’Indiana.
La possibilità di un mondo di replicanti, descritta nei film, non è certo dietro l’angolo, anche perché questi robot- avatar per ora hanno costi proibitivi. Ma chissà che non sia meglio interagire con un capo ufficio fatto di silicio e acciaio piuttosto che con quello in carne e ossa.