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Matrimonio, figli, una gravissima malattia, le elezioni presidenziali, guerre in ogni angolo del Pianeta. Parole ormai comuni per molti, dal valore pregnante per altri. Soprattutto se ci si deve misurare con un grave tumore osseo che tenta di strapparti alla vita. Soprattutto se sono i tuoi connazionali a morire come mosche per mano di una politica cieca. Per un musicista queste sono fonti da cui trarre notevole ispirazione. Specialmente se puoi esorcizzare i dolori della vita con la complicità della rocciosa band con cui condividi la stessa passione da (quasi) 15 anni.
Negli ultimi tempi l’esistenza di Jason Noble, cantante e chitarrista dei Shipping News, ha strisciato sul lato più ruvido della sfortuna. Colpito da una grave forma di cancro alle ossa (che lo costringe, tutt’oggi, alle fitte cure di un protocollo sperimentale), questo musicista del Kentucky ha pensato bene di riversare la sua emotività in One Less Heartless to Fear. Immaginato e abbozzato tra una tappa e l’altra degli ultimi tour (un paio di tracce colgono esibizioni in USA e Giappone) i pezzi sono stati poi incisi nell’estate del 2009, proprio quando Jason lottava con il suo nemico più subdolo. Cinque anni di assenza dal mercato discografico – tanti ne sono passati dalla pubblicazione di Flies The Fields – sono tanti per tutti ma sono davvero troppi per una band che non ha nulla da spartire con il mainstream.
Si viaggia su ritmi duri e suoni aggressivi. Nessun dubbio, è musica di derivazione punk rock: nell’attacco di Antebellum, nella tensione sospesa di 75, nell’incedere a valanga di The delicate e nella nevrotica chiusura di Do you remember the avenues?
Quando il canto monocorde di Jason Noble satura i pezzi, poi, la musica degrada su toni meno netti. Una pressione stemperata che non dirada completamente echi sinistri (Half a House).
Noble, Mueller (chitarra), Cook (formidabile basso) e Crabtree (batteria) formano una catena saldamente ancorata a quei valori di rock romantico che resta salda anche giù da un palco. One Less Heartless to Fear piacerà agli intenditori di indie rock anni ‘90. Consigliato.