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Due intense giornate di incontri, dibattiti e tavole rotonde avviano nel Castello Svevo di Bari, il 3 e il 4 dicembre, il programma biennale del premio LUM promosso dalla Libera Università Mediterranea Jean Monnet in collaborazione con la Regione Puglia. Così la seconda edizione del premio intensifica il suo orientamento formativo ed espande il dialogo a diversi ambiti culturali. Nel convegno “A Mezzogiorno dell’arte – Egemonie culturali e sapere dell’esperienza” si alterneranno infatti gli interventi di filosofi, sociologi, scrittori, architetti, curatori ed artisti italiani e stranieri. Si articolerà in tre sessioni, ciascuna con un relatore principale e una tavola rotonda con quattro o cinque partecipanti, presenti dal vivo o collegati via Internet. Tutte le sessioni sono presiedute dal direttore artistico del Premio LUM, Achille Bonito Oliva.
I lavori saranno introdotti da Emanuele Degennaro, Rettore della Lum Jean Monnet, Nichi Vendola Presidente della Regione Puglia, Francesco Schittulli Presidente della Provincia di Bari, Michele Emiliano Sindaco di Bari, Silvia Godelli Assessore Mediterraneo, Cultura, Turismo della Regione Puglia, Ruggero Martines Direttore Regionale per i beni culturali della Puglia e Vito Labarile, Responsabile del Premio Lum per l’Arte Contemporanea.
Venerdì 3 dicembre (ore 15) inizia la I sessione, di cui sarà relatore principale Nikos Papastergiadis. Alla tavola rotonda: Franco Cassano, Emily Jacir, Antonello Garzoni, Franco Purini, Lucia Tozzi. Sarà discussa l’idea di Sud aldilà dei suoi limiti geografici, con le sue ricadute sui modi di produzione artistica contemporanea, con nuove forme di formazione e fruizione. Moderatore: Stefano Chiodi.
Sabato 4 dicembre (ore 9) nella II sessione si parlerà di “Localismo virtuoso”, cioè la relazione tra spazio “locale” e dinamiche globali con la proposta di una rosa di esperienze esemplari di politica culturale nel Mezzogiorno. Relatore principale sarà Artur Żmijewski in conversazione con Joerg Heiser. Interventi di Angelo Bianco, Rosalba Branà, Giusy Caroppo, Lia De Venere, Pierpaolo Forte, Gianluca Collica, Francesco Moschini, Roberto Ricco. Moderatore: Antonella Marino.
Sabato 4 dicembre (ore 14) la III sessione si concentrerà su “Il sapere dell’esperienza”: dalla esposizione come “spettacolo” e come “evento” mediatico, alla mostra come elemento di formazione e quindi laboratorio. Si affronterà anche il tema della formazione degli artisti e di esperienze artistiche allargate alle culture non occidentali e a contesti non istituzionali. Relatore principale: Anton Vidokle. Tavola rotonda: Maha Maamoun, Sebastiano Maffettone, Anna Pironti, Stefania Zuliani. Moderatore: Cesare Pietroiusti.
Affrontare il tema del Mezzogiorno significa innanzitutto circoscriverlo in senso culturale in un contesto profondamente mutato, in cui le vecchie divisioni, geopolitiche quanto ideologiche, hanno lasciato spazio alla realtà del mondo globalizzato e alle sue dinamiche ormai a scala planetaria. Cosa intendiamo dunque oggi per Mezzogiorno? Oltre che come luogo geografico, il termine va inteso come una modalità di pensiero che si estende anche a nozioni oggi molto dibattute quali “periferia”, “confine”, “differenza”. Pensare al “Mezzogiorno” in modo non consolatorio, non pedagogico, significa focalizzare l’attenzione più che su dei confini territoriali, sempre relativi e intrinsecamente contraddittori, sulle problematiche, i conflitti, le aree di attrito, marginalità e resistenza, che sfuggono ai radar istituzionali o alla logica mainstream. Il Mezzogiorno come epicentro di una “lingua minore” (nel senso usato da Deleuze e Guattari), come declinazione resistente all’interno di un più vasto ed egemonico sistema culturale, come luogo di contraddizione e di progettazione di presenti alternativi.
Il convegno promosso dal Premio LUM parte da questo approccio problematico e si rivolge a una pluralità di “mezzogiorni”, non limitati allo scenario italiano o europeo, al tempo stesso interni ed esterni al sistema internazionale dell’arte, cercando di fornire un inquadramento teorico del tema e affrontando il problema di nuove strategie di formazione degli artisti basate sull’esperienza su e nel territorio, anche da un punto di vista operativo. In quest’ottica il Sud viene visto come serbatoio di risorse da conoscere, da riconoscere e da discutere. Un Mezzogiorno come territorio mentale dal quale attingere una nuova consapevolezza delle differenze esplicite o latenti nell’esperienza culturale contemporanea. Un "sistema di opportunità" che va da forme di resistenza al produttivismo e al consumismo, all’elaborazione di proposte alternative alla crisi dei modelli di omologazione, alla individuazione delle realtà culturali operanti al di fuori del consenso mediatico e delle concrezioni localistiche.