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Ecco il nuovo romanzo di Ian McEwan, bello, coinvolgente e inaspettatamente molto divertente. L’atmosfera è diversa da ‘ortesie per gli ospiti, L’amore fatale o Espiazione. Quegli assurdi accidenti e coincidenze che segnano la vita dei protagonisti in modo tragico, in ‘Solar’ non sono diversi, ma vengono guardati con un’altra ottica e il dramma si tinge di grottesco, mettendo in luce tutta la comicità del nonsenso dell’esistenza e dell’affannarsi vano degli uomini. A questo si aggiunge l’esplicito impegno ambientalista di MacEwan, che traspare da queste pagine, nonostante a rappresentarlo sia Michael Beard, questo scienziato cinico, imbroglione e in malafede, calvo, basso, grasso e malandato, come ci viene presentato sin dalle prime righe del romanzo, il quale cerca disperatamente di godersi la vita e le donne tanto da aver avuto molte amanti e cinque mogli, come una sorta di Falstaff, e come lui odioso, ma in modo talmente umano e sfortunato che si finisce per provare simpatia nei suoi confronti, come quando teme di essersi congelato e spezzato il pene, per aver orinato all’aperto al Circolo Polare Artico.
Questo Beard cinquantenne, tutt’altro che seducente eppure in cerca sempre di gratificazioni, che si avvia verso quell’inevitabile resa dei conti che la sorte finisce per presentare a chi la sfida senza misura, è il frutto di un successo giovanile che lo ha esaltato nel modo sbagliato, invece di spingerlo con orgoglio a impegnarsi nel suo lavoro di ricerca: ha vinto il premio Nobel per la fisica con l’elaborazione, partendo dalle teorie di Einstein, di quella della conflazione, e da allora è diventato un burocrate della scienza che vende il proprio nome per remunerati incarichi ufficiali, tra enti statali e università, in cui non insegna ma cui dà prestigio, convegni e gruppi di studio internazionali.
Beard è uno che resta tiepido davanti a «certi dissennati commenti sui presunti pericoli del mondo, sulle catastrofi verso le quali era avviata l’umanità» e così diffida del giovane Tom Aldous, preoccupato per il riscaldamento globale (come McEwan) e del suo entusiasmo nella ricerca sulla fotosintesi artificiale per sfruttare l’energia solare. Tutto cambia quando Aldous, divenuto amante della sua quinta moglie, la più sexy che avesse avuto, muore in seguito a una caduta nel salotto di casa sua. Ora, forte della sua fama, si presenta lui come l’uomo che risolverà i problemi energetici della Terra, impadronendosi dei risultati della ricerca del defunto per scindere l’idrogeno dall’ossigeno, trasformando, grazie a appositi pannelli solari, l’acqua in gas da utilizzare per produrre energia. Un esperimento che finirà malissimo, con i pannelli danneggiati prima dell’avvio. Beard è inseguito dalle sue donne che hanno finito per unirsi contro di lui, accusato di plagio, denunciato per danni. Ma nel disastro ecco che, per la prima volta, rimane turbato dalla piccola figlia che gli corre incontro, e pensa «che probabilmente nessuno gli avrebbe creduto se avesse cercato di spacciarlo per amore».
Mc Ewan sembra quindi prendersela con i finti sforzi, le dichiarazioni di maniera, gli sfruttamenti inopportuni nei confronti del problema energetico del pianeta e sceglie Beard come emblema dei pasticci, degli imbrogli, degli interessi personali, dell’egoismo dell’uomo. È la scelta che dà corpo al libro, a questo racconto con un Sancho Panza che prende il posto di don Chisciotte e cerca di far fruttare economicamente l’assalto ai mulini a vento, tra tragedia e incoscienza, in una cupa fantasmagoria tutta dolorosamente da ridere.
Ian McEwan, Solar (Einaudi, pp. 340 – 20,00 euro).