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Tra la fine degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70 del secolo scorso, nacque in Italia l’esigenza di rinnovare una parte della politica italiana. In realtà, gli unici movimenti importanti che si sono verificati nel panorama politico d’Italia si ebbero nell’ambito della Destra. Con l’avvento della Repubblica, si sono creati diversi movimenti di ispirazione monarchica aventi scopi diversi, alcuni vicini ad ambienti governativi, DC e PLI in particolare, altri aventi come scopi la restaurazione della Monarchia. Alcuni vicini al MSI altri in antitesi con esso. Una delle maggiori espressioni di ciò fu il Movimento dell’Uomo Qualunque guidato da Guglielmo Giannini, ex fascista, che comunque mantenne legami ideologici con lo stesso. Nel 1953 Giannini concluse l’accordo con il Partito Liberale Italiano, creando in tal modo i presupposti per uno spostamento a Destra del PLI. Benedetto Croce ed il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi manifestarono molte perplessità per tale fusione, inoltre, nel PLI molti esponenti, essenzialmente quelli de “Il Mondo” di Mario Pannunzio erano contrari non solo a tale cartello politico, ma anche alla nuova Legge Elettorale voluta da Alcide De Gasperi, la così detta “Legge Truffa” che attribuiva alla coalizione che avrebbe conseguito alle elezioni politiche il 50%+ 1 dei voti un premio di maggioranza. Alle Elezioni Politiche del 1953 la coalizione centrista di Governo PLI-DC-PRI-PSDI, che comprendeva anche l’Uomo Qualunque, non raggiunse tale maggioranza dei voti, come del resto anche la coalizione del “Fronte Popolare”. All’indomani di tali elezioni, “Il Mondo” e l’area radicale, tra i quali Eugenio Scalfari e Marco Pannella, e repubblicana del PLI decise di abbandonare il PLI ed il nuovo Segretario Nazionale Giovanni Malagodi, per fondare il Partito Radicale, nel frattempo Benedetto Croce, nume ispiratore di tale area, morì.
Il Partito Liberale Italiano e la Democrazia Cristiana assunsero l’onere nel medio termine di assorbire progressivamente i vari gruppi monarchici, lasciando che la parte più conservatrice si avvicinasse al Movimento Sociale Italiano. Ciò fu anche favorito dalla successione all’interno della DC che portò dalla leadership di Alcide De Gasperi a quella di Aldo Moro ed Amintore Fanfani tesi verso un avvicinamento al PSI. La famosa resa dei conti interna alla DC che portò all’esilio volontario del De Gasperi.
Il Movimento Sociale Italiano passò dalla Segreteria De Marsanich a quella del rag.Arturo Michelini, moderato e non legato al fascismo. Questi cercò in tutti i modi di favorire l’ingresso del MSI nell’area governativa, insieme con i movimenti monarchici. In varie città del meridione come Bari e Napoli ci furono giunte di Destra composte proprio da Monarchici e Missini.
Questi tentativi non furono sufficienti, con gli anni ’60 e l’avvicinamento del PSI al Governo, ed infine con i Governi di Centro-Sinistra, il MSI ed i movimenti monarchici furono isolati dal panorama istituzionale, o meglio dal così detto “Arco Costituzionale” come lo definì Aldo Moro.
Alla fine degli anni ’60 morì Arturo Michelini ed al suo posto fu eletto Segretario nazionale il suo eterno oppositore interno Giorgio Almirante, espressione della sinistra del partito e soprattutto espressione dell’area anti-istituzionale. Da allora egli diventò esponente della destra del partito. Almirante capì che forse il MSI doveva avvicinarsi all’area di Governo, riuscì ad essere determinante alla elezione del Presidente della Repubblica Giovanni Leone, ed a creare un accordo elettorale con i movimenti monarchici superstiti: quelli di Achille Lauro e di Alfredo Covelli in particolare, realizzando il Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale (MSI-Dn). Appoggiò, con l’astensione, il governo Andreotti-Malagodi del 1972, ma che durò poco.
Realizzò anche la convention della Costituente di Destra per un Ressemblement con il Partito Liberale Italiano, la destra DC ed i monarchici superstiti. Ma Almirante stesso non fu consequenziale ed ebbe il timore di perdere il sostegno della base del MSI nostalgica del “fascismo”. Infatti Giorgio Pisanò e Pino Rauti, ma anche l’ideologo Julius Evola, erano contrari a tale Costituente di Destra.
Nel 1974-75 alcuni esponenti del MSI-Dn decisero di rompere gli indugi e di creare “Democrazia Nazionale per la Costituente di Destra”. Tra questi 18 deputati del MSI-Dn e 9 senatori. I leader erano Raffaele Delfino, Gino Birindelli e Ernesto De Marzio, molti esponenti come Pinuccio Tatarella, Enzo Trantino ed Olindo Del Donno pensarono a lungo se aderire o meno, decidendo poi di rimanere nel MSI-Dn. Aderirono diversi esponenti Liberali, monarchici ed alcuni della destra democristiana. Il giornale “Il Borghese” con il suo direttore Mario Tedeschi fu tra i promotori del movimento. Anche il leader dei giovani missini Massimo Anderson aderì a DN. Questi cercarono un sostegno americano dal Republican Party, dal RPR francese erede del gaullismo e dal CSU tedesca (i cristiano sociali). Ma nel 1979 alle elezioni politiche prima ed alle prime per il Parlamento Europeo il risultato fu negativo. Inoltre, soprattutto i repubblicani americani non sostennero abbastanza tale formazione forse perché i loro riferimenti italiani sin dal 1946 erano la DC, il PLI ed il PRI i quali erano fortemente contrari ad una destra democratica e liberale. Peraltro, erano anni in cui il PLI ed il PRI volevano sfondare a sinistra e quindi il concetto di Destra era troppo strettamente legato al “fantasma fascista”. Inoltre, con lo scandalo Watergate e con l’avvento alla Presidenza americana di Jimmy Carter, il Republican Party non aveva la forza politica di sostenere la Destra come invece aveva avuto durante la Presidenza Nixon ed il Governo Kissinger.