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"Bobby

Bobby Bazini ha un timbro vocale molto interessante, una naturale inclinazione a folk e soul e quello che ha l’aria di essere un grosso problema: una imbarazzante somiglianza artistica con Paolo Nutini.
Bazini, al secolo Bazinet, sceglie uno pseudonimo che potrebbe essere scambiato con il cognome del più noto collega italo-scozzese e per di più ne ripercorre le orme. La similitudine più evidente riguarda il cantato, tanto che al primo ascolto la possibilità di scambiare l’uno con l’altro è altissima.
Somiglianze a parte Better In Time è un album maturo tanto da non sembrare un debutto. Con l’autorevolezza di un veterano, o forse l’incoscienza tipica dell’esordiente, Bazini snocciola 12 pezzi a metà tra ballate folk screziate dal jazz e impennate soul davvero notevoli. La backing band è molto abile e la produzione esalta le qualità di cantante e musicisti. Giovane (ha da poco superato i vent’anni) questo allampanato canadese del Quebec da il meglio di sé quando intona brani sussurrati e dalle atmosfere sfumate. La steel guitar che striscia su Morning comes, le incursioni dei fiati e il fondamentale apporto dell’organo promuovono la scelta adoperata per una struttura compositiva idonea all’intenso impasto vocale del singer. Cantautore armato di ferri del mestiere tipici dei folk singer (voce, chitarra e armonica), il ragazzo dichiara un amore viscerale per figure di primo piano dell’olimpo musicale come Johnny Cash, Bob Dylan e Otis Redding. Influenza che non affiorano nette, ma che si percepiscono tra le pieghe di una passione ostentata per la genuina creatività degli anni ’60.

E l’atmosfera sixties si evidenzia nella spumeggiante One thing or two, dove Hammond e ottoni catalogano il pezzo dritto dentro il catalogo Stax.
Turn me on, moderna e d’impatto, apre l’album con un ritornello orecchiabile e l’andamento vivace. I wonder è il brano che ha dato fama a Bazini, almeno in Canada dove è rimasta in vetta alle classifiche per sette settimane, per poi cercare consensi in Europa con l’apparizione televisiva al noto programma francese Taratata. Non meno importante l’apporto del country, delineato soprattutto nella title track e nella lacrimevole Feels like home, che rimanda al cuore rurale del sud degli States.

Ottimo lavoro, il problema è che tutto quanto affermato per Bazini si potrebbe ribadire per la recente produzione di Nutini. Bella gatta da pelare! Ma forse c’è spazio per tutti e due.

Michele Traversa

Direttore responsabile e Editore di LSDmagazine. Esperto di turismo, spettacolo, gastronomia e tecnologia. Attento alle strategie social media e preparato all'interazione tra gli strumenti che questi offrono e la diffusione dei loro contenuti. Collabora con le principali riviste del settore turistico, italiane e straniere, autore di libri e documentari di viaggio e di mostre fotografiche.