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Il nome Gerardo Frisina risuona ormai in molti club italiani ed internazionali. Compositore, arrangiatore, produttore, collezionista di perle in vinile, questo mago della consolle ha portato avanti un’intensa attività discografica dando alla luce diversi album prodotti dall’etichetta Schema Records. Ricordiamo in breve i suoi fortunatissimi dischi in ordine cronologico: “Ad Lib” (2001), “Hi Note” (2003), “The Latin Kick” (2005), “Note Book – A Journey in Sound The Remixes” (2007), oltre a numerosi lavori di remixage quali i primissimi “Black Forest Stomp” degli Hipnosis per la casa discografica Perfect Toy e “Barloventeño Blues” di Frank Hernandez per la Dejà Vu.
L’ultimo capolavoro firmato Frisina è “Join The Dance” il cui successo era stato anticipato dall’uscita del singolo “Will You Walk A Little Faster”, arrangiamento di un pezzo di Neil Ardley del lontano 1971, interpretato dalla leggendaria voce inglese di Norma Winstone e promosso da Gilles Peterson, anchorman di Worldwide in onda su BBC Radio 1. L’album, che vede la collaborazione con Luca Mannutza, è caratterizzato da una forte contaminatio espressiva del sound afro-cubano, propria di tutta la produzione musicale di Frisina, che vola sulle note delle dodici tracce contenute nell’album.
“Join The Dance” include anche il pezzo “I’m Gonna Go Fishin’” di Duke Ellington per la voce di Francesca Sortino, conosciuta per aver collaborato precedentemente con diversi artisti appartenenti al panorama musicale del jazz nazionale ed internazionale quali Fresu, Di Battista, Pieranunzi, Henderson, Michelot e Zigmund, tra gli altri. Si può ben dire che si tratta di un lavoro originale dalle molte sfaccettature musicali, passando dal sound caraibico di “Joy Shout” a quello classico di “One More Swing”.
Ma lasciamo che sia lui a parlarci della sua musica. A tal proposito, noi della redazione di LSD Magazine abbiamo avuto il piacere di porgli alcune domande per capire meglio il suo lavoro, gli aspetti che lo caratterizzano e cosa ha reso Frisina uno dei più noti nomi dei club italiani ed internazionali.
Solitamente i generi musicali sono fatti di contaminazione con altri stili. Definisca un po’ la Sua musica.
Chi conosce i miei dischi avrà sicuramente notato che i miei riferimenti musicali sono indirizzati al jazz contaminato dalla musica afrocubana e dalla bossa nova Tre stili musicali che si amalgamano benissimo.
Come vede il panorama musicale attuale?
Da qualche anno a questa parte il panorama musicale è abbastanza sonnacchioso, non offre nessuna novità, la maggior parte della musica che si produce è fatta di cover di successi del passato. Evidentemente la crisi di mercato ha spaventato i discografici e ha frenato la creatività dei musicisti.
Si può affermare con certezza che Gerardo Frisina è un dj ben noto nei club italiani ed internazionali. Inizialmente ha imparato ad allestire i dj set da autodidatta o c’è stato qualcuno che Le ha fatto da mentore?
Più che consigliato da qualcuno il lavoro di dj ad un certo punto è diventato indispensabile per promuovere le mie produzioni, non avendo mai preso in considerazione l’idea di formare un gruppo live.
Molti dei più grandi artisti sono stati emuli di altri grandi artisti del passato: anche per Lei è stato così? Quali sono stati i Suoi maestri ispiratori?
Sono numerosi i miei maestri ispiratori, faccio un nome per tutti, Dizzy Gillespie. Lui in particolare perché è stato il primo a contaminare il jazz con la musica afrocubana. In seguito, incoraggiati dal successo di questa novità musicale, tanti altri grandi musicisti hanno seguito l’orma di Gillespie.
Il Suo nome ormai riecheggia nei Club e nelle case di quasi tutto il mondo. Ho letto che ha portato la Sua musica in tournée fino in Giappone, tra gli altri paesi. Con quale pubblico ha sentito un feeling maggiore?
In tutti i paesi dove sono stato ho trovato quasi sempre un pubblico entusiasta, ma l’emozione più forte l’ho provata a Puerto Rico, il paese che insieme a Cuba ha dato i Natali ai più grandi musicisti di latin jazz.
Ho letto che ha collaborato con molti nomi importanti della musica internazionale. C’è stata un’intesa lavorativa particolare con qualcuno di loro?
La mia collaborazione con nomi importanti della musica internazionale riguarda il mio lavoro di remixer. Ho fatto il remix di un brano di Dizzy Gillespie per la Impulse Records, e un altro remix per una canzone di Sun Ra .
La sua biografia riporta un’intensa attività di remixage. Essere un buon remixer non è facile. Di quali aspetti bisogna tener conto? C’è stato qualche incidente di percorso?
In tutte le mie produzioni ho dato molto spazio alla musica adatta anche al dancefloor, il riscontro avuto è stato notevole, e questo ha indirizzato molti artisti a fare remixare i loro brani da me. Non so se qualcuno di questi artisti non è rimasto molto soddisfatto del mio lavoro, dai loro commenti non mi risulta.