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Ad Ostuni, in occasione della rassegna "Un’emozione chiamata libro" e della presentazione del libro d’esordio della cantautrice Teresa de Sio dal titolo "Metti il diavolo a ballare", noi di LSDmagazine abbiamo avuto la possibilità di intervistare la nota musicista e neo scrittrice napoletana. La de Sio nasce artisticamente parlando, negli anni settanta con il collettivo "Musicanova" da cui si distaccherà qualche anno dopo per iniziare la sua nuova vita da solista con il primo album dal titolo "Sulla terra Sulla luna". Vedono la luce dagli anni ’80 ad oggi numerose canzoni
di successo come "Tamurriata Nera" o "Briganti e Brigantesse"; collaborazioni ad esempio con Fabrizio de André che l’hanno da tempo consacrata al grande pubblico, sulla scena folk italiana. L’evocativo titolo del suo ultimo tour "Due sicillie tour" nasce dal desiderio, taluni definirebbero revanscista io azzardo meridional-patriottico, dall’esigienza grazie a Dio sempre più sentita, di riscoperta e rivalutazione di quella fiera identità meridionale che ha carratterizzato i popoli del sud, una nazione unita fin dai tempi della conquista normanna, a differenza di un nord sempre diviso tra principati, staterelli e tante diverse dominazioni.
Tra teleoperatori e numerosi fans assetati di autografo con dedica, che si riversano alla volta del palco come se difronte ad un buffet, la fine della presentazione diviene una corsa contro il tempo per ottenere due risposte dalla assediata ma sorridente de Sio nei pochi passi che separano il luogo della presentazione del libro dall’albergo dove è alloggiata l’autrice. Corporatura minuta, gillet in pelle nero, camicia bianca in merletto, jeans chiari attillati, ed infine una nuvola di capelli come di zucchero filato color castano e riflessi rossi, sono gli elementi che contraddistinguono il look della grintosa ed affascinante cantante partenopea. Zaino in spalla, ci inerpichiamo tra le ripide vie del borgo antico della famosa Città bianca, munito di registratore e belle speranze, nonostante una calca da stadio paia abitare ogni anfratto e stradina di "Sc’tun", come si dice nel dialetto di queste parti per indicare la ridente Ostuni.
Protagonista del romanzo della de Sio sono la Taranta, la danza tipica del Salento dai ritmi ipnotici e catartici che ricordano anche nella modalità in cui viene ballata la danza dei dervishi, i monaci islamici eretici, e i "tarantati" cioè gli emarginati sociali, gli infelici, che raccontavano di essere stati morsi dal ragno per acquisire lo status, il riconoscimento sociale di posseduti. Dal morso della Taranta oltre al veleno, viene immesso nel corpo della vittima anche lo spirito di una persona morta che da quel momento possederà il "tarantato", proprio ciò che accade alla giovane protagonista del romanzo, Archina.
Se fossi un banbino e le domandassi come è avvenuta l’Unità d’Italia e cosa tale unità rappresenti per i meridionali, se un valore oppure tanta nuova povertà, emigrazione e documenti oggetto di segreto di stato, cosa risponderebbe fermo restando che talvolta ad un bambino si possono dire delle bugie, diciamo a fin di bene?
E’ un discorso complicato da fare ad un bambino. Certamente gli direi che l’Unita d’Italia è un valore perchè un paese più grande ed unito, maggiori sono le possibilità di crescita, ma anche che questa unità non è stato un dono che il Nord ha fatto al Sud. Io sono una donna del Regno delle due Sicilie, e in quegli anni, gli anni dell’unificazione l’esercito piemontese, il governo piemontese hanno disatteso le promesse che Garibaldi aveva fatto, portando nel Sud una vera e propria guerra di repressione minando la cultura, la politica e l’economia un tempo florida quando gestita dai Borbone e così creando le condizioni per lo sviluppo del brigantaggio, ma soprattutto per l’emigrazione. Direi quindi bene l’Unita d’Italia, ma che questa andava e va fatta sicuramente meglio.
Perché ambienta il suo romanzo di esordio dal titolo "Metti il diavolo a ballare" in un periodo storico come quello dell’immediato secondo dopo guerra, così difficile per l’Italia sconfitta e specialmente per una delle più povere e lontane periferie della nazione quale quella salentina?
Il mio romanzo è ambientato soltanto in Salento perché questo è il regno del mito della Taranta, vero elemento unificante del romanzo, il regno di una danza magica, terapeutica capace unico vero antidoto all’infelicità dei "tarantati". Ho deciso di ambientare il romanzo in quell’epoca perché dopo quell’epoca anche la tradizione rurale della provincia salentina è stata sbaragliata dalla cultura di massa.
La de Sio si è, successivamente alla presentazione del libro e ad una pausa di circa un ora, esibita con la sua band per più di sessanta minuti di fronte ad una folta platea di giovani e meno giovani, che hanno colmato Piazza Libertà, dando gustoso antipasto del suo vasto repertorio, comprendente anche canzoni inedite quali "A Sud, a Sud" e "Sacco e fuoco". Si avverte specie nell’ultima produzione dell’artista, un folk maturo che risente di influenze rock e regge sempre più mix e ponte di congiunzione tra le note patrimonio della tradizione musicale napoletana e della Taranta salentina per un Folk che definirei dalle Due sicilie e non solo.
Dall’alto dell’Obelisco, splendido esempio di barocco pugliese, Sant’Oronzo pare benedire ed incoraggiare i festanti "tarantati" a liberarsi dalle infelicità al ritmo di una vorticosa pizzica.