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Considerata per anni un semplice prodotto della sottocultura di massa, la tradizione del graffitismo, del writing e della Street Art intesa nel suo senso piu’ allargato e’ oggi arrivata a irrompere con forza sulla scena artistica – ufficiale -. Complici, in Italia, lo sdoganamento operato da parte di Vittorio Sgarbi, che, nella sua veste di Assessore alla Cultura del Comune di Milano, ha dato credibilità estetica ai graffiti del capoluogo lombardo, ma anche le molte personalità di artisti che, in Europa come negli Stati Uniti (da Banksy a Obey), sono tornati a portare una ventata di irriverente freschezza, di "naturale" tendenza alla critica sociale diffusa e di irruenza visiva nel panorama artistico contemporaneo.
E’ partita l’altra sera, e sarà visitabile fino alla data del 29 agosto, l’esposizione “La forma delle reti” al Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano e con la collaborazione dell’associazione Stradedartswriters permettendo quindi la discussione ed il dialogo di reti e di tecnologia con gli artisti del movimento creativo Street Art. Le loro creazioni infatti entrano in un museo nazionale e vengono così considerate per quella che è la loro intrinseca natura di opere d’arte; il tema fondante dell’esposizione è quello della “rete” che è centrale nella storia e nell’attuale tecnologia in quanto la rete rappresenta una vera e propria chiave per capire la tecnologia e le collezioni contenute nel Museo il quale mette insieme collezioni differenti collegate all’universo della comunicazione, dei trasporti e dell’energia.
Questa generazione di artisti rappresenta una generazione disincantata e “aperta”, che ha fatto naturalmente suoi gli elementi della cultura hip-hop degli USA, e di quella post-punk europea e di quella del nuovo antagonismo internazionale, ma è anche la più che mai legittima erede della cultura iper-popolare diffusa ovunque nel mondo. La stessa generazione figlia di fumetti manga e del cinema di genere, ma con la convinzione che per arrivare a colpire l’immaginario collettivo si può , o si deve, nuovamente passare al mezzo più semplice e più diretto: la strada. Gli artisti presenti in mostra provengono dalle piu’ diverse esperienze. Molti appartengono alla primissima generazione di writers italiani.
È una generazione che si e’ definitivamente lasciata alle spalle lo snobismo di alcuni artisti – colti -, concettuali o – laureati – per dilagare nelle strade, sui muri, in televisione e persino nelle vetrine dei negozi.
Questa iniziativa riporta alla mente la vicenda di uno dei writer più famosi di Milano, Daniele Nicolosi, definito da Vittorio Sgarbi il “Giotto moderno”, il quale è stato prosciolto dall’accusa di aver imbrattato alcuni edifici cittadini. Il giudice infatti ha dichiarato prescritto il capo d’accusa nei suoi confronti per un graffito sul muro del carcere di San Vittore e in un altro caso perché la querela è stata ritirata. Il comune di Milano si era mosso per la condanna del writer “BROS” perché le sue opere deturpavano gli edifici cittadini. Gli avvocati del giovane hanno sostenuto che quelle realizzate dal writer sono forme di espressione artistica e dunque non possono essere punite come reato.
Possiamo infine sostenere che è pace fatta tra il comune e il loro rappresentante più celebre, che sarà costretto a pagare un risarcimento di 18mila euro, ma che almeno potrà, insieme ad altri “artisti “ di strada esprimere tutta la sua geniale bravura nel maneggiare la bomboletta.