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Non sarebbe stato certo idoneo a rappresentare le emozioni provate in questi ultimi due giorni, l’utilizzo di una macchina fotografica per quanto sensibile ad infinità di megapixels. Le sensazioni che vengono trasmesse dalle vibrazioni create dal perfetto suono emesso dai cantanti lirici o dai cori sacri, non lasciano impressioni su lastre fotografiche ma solo nei nostri cuori, sensazioni che poi portano a quello strano fenomeno detto della “pelle d’oca”.
Di certo questo ho provato assistendo al concerto dei solisti del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, tenutosi martedì scorso al Teatro Piccinni di Bari e al concerto del coro femminile della Scuola dei Maestri di Cappella dell’Accademia Ecclesiastica di Mosca, tenutosi nella meravigliosa cornice della Basilica Pontificia di San Nicola, sempre a Bari.
L’attenzione a questi eventi è stata data dalla Fondazione Nikolaos che ha organizzato il tutto nell’ambito del Festival dell’Arte Russa, che ha saputo cogliere il concetto di ecumenismo culturale che permea la cultura barese, è proprio dal cuore che sento di rappresentare le emozioni provate.
Martedì per la sua ultima apertura prima dei restauri programmati, il teatro Piccinni ha ospitato i due soprani Olga Pudova ed Elena Gaskarova ed il baritono Andrea Bondarenko che han dato voce alle stupende arie scelte tra autori italiani (Verdi, Rossini, Tosti, Puccini, Respighi, Mascagni e Donizetti) e russi (Rachmaninov, Minkov, Machvariani, Aliabiev), ricordando a me stesso quanta differenza ci sia nel sentire le voci liriche dal vivo e da mezzi di riproduzioni elettronici per quanto sofisticati siano.
Pur essendo molti brani in lingua originale russa, le vibrazioni prodotte dalla voce di soprano, hanno toccato il mio cuore che è giunto estatico alla fine quando la Pudova ha dato espressione della sua flessibilità vocale cantando L’Usignuolo di Machvariani. Vi è stato anche un momento divertente quando Bondarenko ha cantato, anzi meglio, rappresentato l’Aria di Tartaglia dell’opera “Le Maschere” di Mascagni.
Ieri invece, nell’ancora più stupenda cornice della Basilica di San Nicola, pur non perfettamente idonea come acustica, si è tenuto il concerto del coro femminile della scuola dei Maestri di Cappella dell’Accademia Ecclesiastica di Mosca, musica di certo per cultori del genere, difficile tanto più perché cantato tutto in russo. Ma certamente la perfezione del canto, la creazione della profondità del suono, come se ci fosse dietro un’orchestra, pur se nella rappresentazione cosiddetta proprio “A cappella” ossia senza strumenti e a voce libera, hanno reso onore e resi gaudenti i timpani di chi non comprendeva il russo. Un’ora in cui mai una volta ci si è lasciati andare ad uno sbadigli.
Alla fine poi, come sorpresa, è giunta inattesa la performance della migliore voce che la nostra terra di Puglia e specie del Salento (di cui per metà sono originario) può rappresentare ancora oggi. Albano Carrisi ha voluto rendere omaggio a San Nicola e al particolare rapporto con la Russia, dove lui è il più famoso maestro cantore italiano, modulando con la sua voce l’Ave Maria di Gounod, che, permettete, non ha reso altro che commuovere definitivamente il mio cuore.
Ancora una volta grazie alla Fondazione Nikolaos, peccato solo che queste occasioni siano rare, le nostre povere orecchie martoriate da suoni inconsulti di musica rock, pop e quant’altro di indefinibile, hanno bisogno di purezza rimpiangendo forse tempi in cui si usavano arpa, spinetta e violini.
La foto di Francesco Rossini ritrae Albano con il coro femminile della scuola dei Maestri di Cappella dell’Accademia Ecclesiastica di Mosca