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La scritta bianca su fondo nero recita “questo è un album dei Black Keys. Il nome di questo album è Brothers”. Semplice, ironico ed efficace. Brothers è il sesto album del duo blues-rock The Black Keys. E’ stato registrato nel bel mezzo della solitaria campagna dell’Alabama presso i Muscle Shoals Studios di Atlanta, insigne sala d’incisione che, tra gli altri, ha ospitato Aretha Franklin e Wilson Pickett. Sarà forse per questo che il versante più prettamente soul della black music influenza abbondantemente le 15 tracce del disco. Dan Auerbach (voce e chitarra) e Patrick Carney (batteria) si lasciano co-produrre dieci brani da Mark Neill e solo l’orecchiabile e radiofonico Tighten Up reca la collaborazione con il vecchio Danger Mouse. Una svolta, sia pure minima, che si rispecchia in suoni più pieni, effettistica esuberante e importanti fraseggi di tastiere.
Un disco blues-rock, dunque, nella migliore tradizione chitarristica della band ma dalle pesanti influenze. Esemplare è la reinterpretazione, sentita e sofferta, di Never Gonna Give You Up, evergreen di Jerry Buttler (noto anche quale componente negli Impressions con Curtis Mayfield), trascinata su binari emozionali dall’intenso canto di Dan. Un canto duttile che sa dispensare energia, ma sa giocare su tonalità alte proprio come avviene con la spiazzante Everlasting Light, brano di apertura caratterizzato da un inaspettato falsetto.
In Brother, forse, è proprio l’esplosiva miscela rock-blues a difettare. Black Mud ne contiene tracce, The Go Getter solo sintomi, sintomi di una febbre che scema per far posto all’antidoto soul dell’antieroica I’m Not the One.
E’ l’andatura poliritmica di Tighten Up la cesoia che taglia col passato: quell’atipico groove, difficile da definire, è forse l’ultimo lembo che tiene insieme i “nuovi” e i “vecchi” Keys. Per il resto c’è aria nuova. I fan più conservatori saranno un tantino dispiaciuti nel non ritrovare quel magico sound dei ’70 carpito alle migliori manifatture di Jimmy Page & Co., ma Brothers è comunque un disco che trasuda spontaneità.