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“Sembra pittura futurista” ho detto a Francesco Mola la prima volta che ho visto i suoi quadri. La mia impressione è stata subito smentita dall’artista: non è il movimento la caratteristica fondamentale della sua arte, bensì il tempo, insieme alla luce, allo spazio e all’energia. Il tempo, che è lo stesso impiegato a dipingere un quadro: “i tempi di esecuzione” egli dichiara “giocano un ruolo fondamentale nella realizzazione dell’opera che, una volta ultimata può essere letta anche dal punto di vista temporale attraverso le stratificazioni cromatiche, come i paleontologi e i geologi fanno per le ere. Tratto il tempo in pittura come un indigeno che volesse cavalcare un bisonte. L’artista deve cogliere al volo le opportunità che il tempo gli offre, così come nella vita”.
L’altro elemento, la luce, scomposta nei suoi elementi costitutivi, conduce sia l’artista che il fruitore ad una dimensione trascendente. Infine lo spazio, in quanto occupato dalla luce e dall’energia che ne deriva.
Nessuna esaltazione del movimento di ascendenza futurista, dunque; ma un ordine rigoroso sotteso al caos solo apparente di linee rette e curve. Una precisione e lo studio matematico che riducono il dipinto al suo aspetto semantico, alla sua grammatica elementare. Dipinti come dittici o polittici, spazio diviso in due, quattro o più pannelli a replicare la dimensione trascendente del divino: “ il sentimento che anima la mia pittura” dichiara l’artista “ha come filo conduttore un’idea di ludicità mistica che indaga nella profondità della materia-natura per far emergere un linguaggio esclusivamente sensoriale e primordiale che parla solo con la nostra parte emozionale: l’artista sta alla creatività come Dio sta alla Creazione.
La vita è un gioco molto serio ma pur sempre un gioco: si potrebbe definire l’opera d’arte un giocattolo per adulti”.
Un altro aspetto che non va ignorato è la qualità decorativa dei quadri di Mola, che li rende accessibili a un vasto pubblico: ricchi di significato, dunque, ma anche di significante, e gradevoli all’occhio. Considerando la realtà cupa che ci circonda, i dipinti di Mola sembrano finestre aperte su una dimensione ulteriore, dove in un disordine astratto solo fittizio regna però l’armonia, a contrastare la vera caoticità del mondo di fuori. Ancora la luce con i colori che la compongono, fa da contraltare alla realtà esterna diventando difesa e valvola di sfogo, ma anche meditata scelta della forma astratta dopo una ormai remota frequentazione del figurativo: “la sfida più difficile e nel contempo più appagante consiste per me nel riuscire a liberare il potenziale psico-energetico insito nel colore, che, come Newton ci insegna è luce. Inoltre, la libertà di esprimermi nell’astrazione, scevra dall’obbligo di rappresentare lo spazio tridimensionale, mi regala esiti inaspettati e rigeneranti”.
FRANCESCO MOLA
Galliano Arte – viale della Repubblica, 74 Bari
In foto Francesco Mola ed un suo quadro "Dittico".