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E’ in cima ai desideri di turisti, viaggiatori, pellegrini e vacanzieri in generale. E’ al centro delle attenzioni dei media, del mondo dello spettacolo e, ancor più, dell’anfiteatro della politica nazionale. La Puglia vola. Fa tendenza, e testimonia uno stato di grazia unico, quale controcanto al tema dominante di una crisi diffusa, perdurante e per certi versi devastante. Per taluni è un modello, per molti un laboratorio, per altri ancora la nuova frontiera di un’alternativa o di un riscatto troppo a lungo aspettato, e in alcuni momenti addirittura temuto.
Persino il New York Times inserisce e suggerisce il Gargano fra le trentuno destinazioni turistiche al mondo, in cui merita essere spesa una vacanza. Ed è proprio esso, oggi, a vestire il ruolo di coscienza critica di questa Puglia, una e trina, che da tempo si identifica sempre più col Salento e si promuove meglio attraverso l’entroterra della Murgia e il fascino dei trulli della Valle d’Itria.
E’ angosciante come il Gargano, nonostante rappresenti oltre il 55% dei posti letto in Puglia, non riesca a trasformare tanto peso in capacità d’influenza su scelte politiche e strategie di programma regionali, adeguate ad aspettative spesso deluse se non talvolta tradite. Forse è ora di dar corpo a tale consapevolezza ed approfittare dei pellegrinaggi elettorali, che si accingono a scalare la Sacra Montagna, per chiedere impegni concreti a chi aspira al governo della Regione nei prossimi anni.
Impatto paesaggistico ed accessibilità sono le due urgenze di una riqualificazione del Gargano, quale patrimonio ricettivo che continua ad essere sottoutilizzato. Un concentrato di opportunità trasversale a diversi segmenti di mercato. Un marchio apprezzato e conosciuto che va rilanciato con decisione, facendo perno su una rinnovata offerta di qualità.
Qualità e rilancio dure a praticarsi, quando la lontananza dell’aeroporto di riferimento appesantisce gli indici di comfort (trasferimenti, movimento bagagli, ritardi, viabilità), collocandolo a una “distanza percepita” ben al di là delle attuali e già insostenibili due ore, due ore e mezza. Un’eternità in tempi di fibra ottica e alta velocità. Piombo nelle ali di un’offerta turistica sempre più caratterizzata da soggiorni via via più corti, e da una rincorsa virtuosa a servizi sempre più eccellenti.
Qualità e rilancio improbabili quando a tre anni di distanza dallo sciagurato incendio, che devastò la bellezza verde di gran parte della sua pineta mozzafiato, ancora nulla si è fatto per ripristinarne i lineamenti ambientali unici. E nella desolazione di un paesaggio, che ha smarrito il suo suggestivo potere d’attrazione, a farsi largo è soltanto un accenno spontaneo di macchia mediterranea.
Il trimotore pugliese col propulsore più potente da un pezzo in avaria, è costretto ad accontentarsi di modesti risultati da turismo di prossimità. A tal proposito, è stimolante l’ipotesi del presidente Vendola di un “Gino Lisa” quale hub strategico verso i Balcani, nell’ambito di quella centralità mediterranea ripetutamente affermata, ma ancora poco praticata. Ma la proposta dà più l’idea di una prospettiva per l’aeroporto di Foggia, che una vera soluzione alle problematiche del Gargano.
Il territorio ha bisogno di mettere a frutto tutte le sue potenzialità e di riconquistare il coraggio di un’ambizione condivisa. Di recuperare un piglio imprenditoriale adeguato e di non rimanere vittima di accidiosi incroci di veti e di reciproci dispetti di corto respiro. Lo stesso governatore, nel riprendere una felice metafora di don Tonino Bello, ricorda che gli esseri umani sono angeli con una sola ala e che, per volare, hanno bisogno di stringersi in un abbraccio.
La sensazione diffusa, però, sulle coste e le pendici del Gargano è di avere le ali tarpate. E il lamento stridente delle diomedee ne perpetua quotidianamente il disagio. Che questo accada lungo i versanti della Montagna dell’Angelo e sui sentieri smarriti dell’antica via Francigena del Sud, non fa che esasperare il paradosso. A cui sarà doveroso porre rimedio quanto prima.