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Continuano nell’Aula Magna dell’Università Parthenope di Napoli gli incontri promossi dalla Lega Navale con i campioni della vela italiana.
Dopo gli appuntamenti con Mauro Pelaschier e Tommaso Chieffi, è stata la volta di Paolo Cian. Classe ’66, nato a Napoli, appassionato di vela sin da ragazzino, Paolo Cian racconta della sua esperienza in mare quando si trovò a rimettere in sesto l’imbarcazione malandata di suo padre, sulla quale montò delle vele prese da un J24. L’idea funzionò e da quel momento nacque la sua passione per la vela. Detentore di ben 10 titoli italiani conquistati su Optimist, 420, 470, Soling e B25, Campione Europeo di J24 nel 2001 e Campione Mediterraneo su Soling nel 1998 e vari altri primati su Mumm36, J44, Open 65, 34’ IMX40’ laureato dalla ISAF (International Sailing Federation) Campione Mondiale di Match Race protagonista in ben due America’s Cup nel 2003 in Nuova Zelanda come timoniere di Mascalzone Latino (nella Louis Vuitton Cup) e nel 2007 come timoniere di Shosholoza, Paolo Cian ha tenuto la sua lezione di vela di fronte una platea di amici e conoscenti, suoi concittadini, affrontando i temi di “Metodo e costanza, messa a punto di barche a vela e allenamento”.
Cian parla di molteplici elementi per arrivare alla vittoria senza dare nulla per scontato e narra di episodi in cui anche i campioni più medagliati sono incappati in errori ingenui che si potevano prevedere, considerando, necessari per la vittoria, una gamma infinita di possibilità.
Partiamo dal software di una regata: l’equipaggio, elemento tanto importante quanto variabile per carattere e personalità di ogni membro. Premesso che ogni competizione richiede varianti diverse per l’equipaggio stesso in quanto a conoscenza interpersonale, preparazione fisica e psicologica ed affiatamento ( per alcuni match race ci si conosce pochi giorni prima mentre per campionati a lungo termine ci si incontra più di frequente per gli allenamenti e ad ogni gara) un perfetto team building è il requisito fondamentale per non compromettere il risultato di squadra. La comunicazione gioca, in questo, un ruolo fondamentale; un’informazione che arrivi distorta o parziale all’orecchio del timoniere può giocare brutti scherzi e invitare ad una manovra improvvisa, programmata, invece, dal tattico qualche lunghezza più in là. Infine, la leadership. Cian dichiara che a bordo è fondamentale che comandi un unico uomo con la predisposizione ad ascoltare i suggerimenti dell’equipaggio, accettando consigli e ragionamenti motivati e ponderati dal timoniere che, dopotutto, è l’unico ad avere il privilegio di “sentire” veramente la barca.
Gli argomenti delle varie esperienze in diverse categorie e latitudini (Paolo Cian ha gareggiato su tutti i più importanti campi di regata del mondo, l’ultimo titolo mondiale di Match Race conquistato in Corea) si srotolano in più di 90 minuti di racconti ed esempi di come una vittoria si prepari a tavolino sì ma poi è in acqua che ci si gioca la vera regata.
E la preparazione di una barca è fondamentale. La pignoleria innata del campione partenopeo, e la sua preparazione universitaria, Cian è laureato in architettura, lo portano a frequentare i cantieri durante le varie fasi di costruzione di un’ imbarcazione e a discutere con architetti ed ingegneri di geometrie di base, di profili ed allineamento delle appendici, di attriti delle superficie e di centrature di albero e vele: Insomma nulla deve essere lasciato al caso a seconda del tipo di imbarcazione, del tipo di prestazione che ad essa si richiede ed al tipo di competizione che si affrronta, considerate le condizioni di mare e venti che si potrebbero incontrare. E qui bisogna usare il condizionale.
Il Meteo questo sconosciuto! Visto che bollettini e previsioni sono attendibili per il 50%, per il restante 50% bisogna affidarsi all’inventiva del team. Paolo Cian narra delle differenze tra la scuola velica mediterranea e quella anglosassone. “Free from the plan” è il suo motto contrariamente agli Anglosassoni che restano “stuck to the plan” indipendentemente da quanto accade realmente in mare per variazioni improvvise di vento e condizioni di onde. A questo punto interviene l’elemento “magico” che chiude il cerchio di quello che potremmo definire il caleidoscopio della vela per vincere una competizione: Il talento dello skipper. Quel guizzo di genialità ed improvvisazione che, sulla base di una corretta preparazione fisica e psicologica dell’equipaggio, di una adeguata messa a punto della barca per quel tipo di competizione in quelle condizioni, in caso di imprevisto e di mille altre possibili variabili che in mare si possono trovare, mette il timoniere in condizioni di fiutare la giusta rotta per la vittoria.
E’ un mix di ingredienti tecnici ed umani non facile da ottenere ma che per chi perde il sonno per assistere a competizioni mondiali dall’altro parte dell’emisfero è il primo insegnamento da apprendere da chi di mare, vele e regate respira e vive.
L’intervento di Paolo Cian si chiude con un pensiero alla 33a America’s Cup iniziata l’8 febbraio a Valencia. Ma questa è tutta un’altra storia, di vendette e rivalse, di giudici e tribunali, di trimarani e catamarani velocissimi, che del fascino delle regate tradizionali per la Coppa delle 100 Ghinee, forse, avrà ben poco.