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Questo brano vuole essere un omaggio alla mia componente napoletana. Si narra che tanto tempo fa un illuminato re di Inghilterra avesse chiamato alla sua corte un celeberrimo pittore napoletano, noto per la sua bravura nei ritratti di re e di papi. Era già autunno inoltrato e il pittore si mostrò indeciso su un viaggio così lungo, con il pericolo poi di trovare il freddo che quell’anno si preannunziava molto pesante. Il re però fu talmente convincente sia dal punto di vista economico che da quello organizzativo, avrebbe lui provveduto anche al viaggio con una carrozza trainata da quattro cavalli, che il riottoso pittore si lasciò convincere alla faticosa ma ben remunerata trasferta. Il viaggio durò quasi un paio di mesi e il nostro artista arrivò a Londra a novembre inoltrato. Fu ricevuto con tutti gli onori e gli fu destinato il miglior appartamento per gli ospiti di Buckingham Palace.
Il re però non aveva fatto i conti con il clima londinese, perché il pittore ogni mattina nella quale il re si recava nell’atelier del pittore per essere ritratto, il pittore invariabilmente gli diceva “Maestà, non è possibile neanche oggi iniziare a dipingere, Sua Maestà stessa può notarlo, è impossibile per me cominciare a lavorare perché, come può giustamente vedere Vostra Grazia, manca il sole e quindi mi manca la fonte più importante del mio lavoro, mi manca cioè la luce”. Il re pur rendendosi conto si immalinconiva e se ne tornava mogio mogio nei suoi appartamenti pensando fra sé e sé che, tutto sommato il celeberrimo pittore non aveva assolutamente torto. Era ormai passato quasi un mese dall’arrivo del celeberrimo pittore alla corte di Sua Maestà il Re d’Inghilterra, quando una bella mattina, il Re svegliandosi notò che nel cielo londinese si vedeva un sole, comunque invernale, comunque londinese, comunque con una leggera nebbiolina, ma pur sempre di sole si trattava. Si vestì rapidamente, cosa non facile visto il fatto che doveva tirarsi a sugo di caramella per il suo ritratto da tramandare ai posteri e, tutto fremente di felicità corse, è la parola esatta, a bussare alla porta dell’atelier del celeberrimo pittore napoletano, che andando ad aprire la porta si trovò di fronte un Re esultante che tutto raggiante, al colmo della felicità, gli disse “Maestro possiamo finalmente iniziare, stamattina c’è finalmente il sole!”. Il pittore guardò fuori della finestra e tutto sussiegoso disse “Maistà, o paise r’ò mìe chiste nunn’è manghe luna!”, Maestà questo al paese mio non è neanche luna!