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Il nuovo disco di Bebe “Y.” (che sta per “Ya”, tutto qui) arriva a 5 anni dal suo debutto con Pafuera Telarañas e dal suo cosmico successo con “Malo”. Un lustro senza realizzare nessuna nuova canzone, un periodo per se stessa che Bebe ha trascorso al suo passo naturale, ma sempre con tutti i suoi sensi all’erta. Il processo creativo che ha portato al suo nuovo disco é stato lungo e diffcile, una specie di viaggio fisico ed emozionale in totale solitudine, con ciascuna canzone dell’album che rappresenta un umore differente corrispondente ad una fermata diversa del percorso.
Prodotto da Carlos Jean, già produttore del primo disco, “Y.” é stato registrato e mixato a Cadice e masterizzato a Londra, ed é un lavoro che sicuramente sorprenderà quelli che si aspettavano una sorta di sequel a Pafuera Telarañas. Bebe ha deciso di correre i suoi rischi, ha ricercato pericolosamente la semplicità, l’essenziale per accompagnare i suoi testi, creando un pop quasi minimalista e contemporaneo, avventurandosi in un territorio inesplorato per la sua musica spagnola. Qui c’è un disco da godersi con gusto, per imparare a coonoscere un’artista unica che lotta con le unghie e coi denti per difendere il suo mondo ed il suo spazio, che a volte non disdegna di aprirsi, ma che è sempre bene attenta a tenere qualcosa per sé, a non rivelare tutto. “Y.” é un disco che osa, anche per l’uso decisamente particolare del linguaggio popolare (che a volte sfocia nel dialetto “Castúo” di Extremadura, da dove Bebe proviene), e che é pronto ad offrire qualcosa di nuovo e a causare sorpresa. Di seguito un viaggio traccia dopo traccia di quello che è per me questa musica?
No Más Llorá (“Niente Più Piangere”) – una dichiarazione di intento, un assaggio di quello che sarà il disco. La voce di Bebe a cappella. Con le chitarre di Diego Pozo (Los Delinqüentes), Víctor Iniesta (El Bicho) e Carlos Jean, la voce flamenco di Rancapino Jr ed il cajon di Rafael García (Los Delinqüentes), “No Más Llorá” riflette perfettamente lo spirito dell’album.
Me Fui (“Me Ne Sono Andata”) – Un altro inizio ridottissimo, con la voce di Bebe e la chitarra spagnola di Diego Pozo che si evolve in un ritmo sottilmente reggae con testi che si prestano a diverse interpretazioni. Con la sua natura acustica, é una canzone superba ed ispirata, con una certa malinconia arricchita da un ritmo vivace ed una strumentazione semplice, coincisa ma molto precisa ed efficace. La voce di Bebe é più espressiva che mai.
Busco-Me (“Cerco Me Stessa”) – Un’atmosfera naturale che percorre tutto l’album e che continua a crescere fino a che raggiunge il suo punto di tensione più alto. Una canzone che si tuffa coraggiosamente nell’intimo e che prepara il terreno per “Sinsentido”.
Sinsentido (“Senza Senso”) – Secca, essenziale, un ritmo e un’atmosfera incalzanti che si chiudono con una certa dose di malinconia.
Escuece (“Brucia”) – Una canzone su un cuore che si spezza, che si distacca dale atmosfere delle tracce precedenti e adotta uno stile da big band, vivace e da strada, col trombone di Ove Larsson e gli ottoni di Arturo Soriano.
Cuanto + Me Sujetas (“Più Mi Tieni Stretta”) – Un’altra perla di pura intimità, con un retrogusto alla Cuba, una canzone schematica, semplice ma che esplode di esuberante liricismo.
Qué Mimporta (“Che Mi Importa”) – Furiosa, sensuale, pesante, con una parte rappata ed un ritmo funkeggiante della batteria che si evolve in una tensione più rock e poi in atmosfere più rilassate, un grande swing ed arrangiamenti di gran classe per una delle canzoni strumentalmente più complesse del disco.
La Bicha (“La Biscia”) – Comincia con Bebe che canta molto piano “La Niña De Fuego” (un flamenco reso noto dal mitico Manolo Caracol), un testo molto forte, coraggioso, carnale, con un contenuto sessuale molto esplicito e Bebe che debutta alla chitarra. Più parlata che cantata, qualcosa di nuovo nel repertorio della cantautrice.
Se Fue (“Se Ne E’ Andato”) – Un ritmo caraibico, originale, rotolante, sensuale e semplice, con un ritornello molto ispirato ed una Bebe più dolce che mai. Un bellissimo esempio di pop minimalista.
Pa Una Isla (“Verso Un’Isola”) – Un’altra canzone voluttuosa e passionale che diventa un rock primitivo ed acustico, una traccia leggera, ballabile, avvolgente.
Nostaré (“Non Ci Sarò”) – Un esempio del lato più fragile di Bebe, una canzone che inizia con gocce di acqua che cadono e che si getta malinconicamente nella delusione amorosa con l’aiuto di un arrangiamento musicale che va alla ricerca del semplice, del basico ed essenziale, completamente spogliata del superfluo.
Pa mi casa (“Verso Casa”) – Uno swing mediterraneo, una fiesta popolare, cantata mervigliosamente da Bebe con un ritmo quasi rockabilly che la rende una delle canzoni più gioiose dell’album.
Uh, uh, uh, uh, uh – Una chiusura a sorpresa con Bebe accompagnata solamente dal basso di Javier Rojas in un pezzo ridotto all’osso il cui testo racconta la storia di un “ménage à trois” che, ad alcuni, potrebbe risultare persino sgradevole.
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