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Parlare di Kabbalah di questi tempi è sempre difficile in quanto tante sono le persone e le organizzazioni che in maniera confusionaria e superficiale si occupano di questo argomento. Qualche giorno fa si è tenuto a Roma un’importante congresso che ha visto partecipare alcuni fra i più autorevoli rappresentanti mondiali della Kabbalah, Moshe Admoni, componente dell’’associazione Bnei Baruch e gli abbiamo posto alcune domande. L’incontro è stato moderato da Vittoria Fornari (nella seconda foto) anch’essa esperta di Kabbalah.
Dott. Admoni, prima di tutto, per chi come me non conosce davvero bene il significato di questa parola, ci dica: Cosa significa Kabbalah?
“Kabbalah” in ebraico significa “ricevere”, “ricezione”, ma ricevere cosa? “La saggezza” di come veramente assimilare il piacere, il massimo del piacere; di questo parla la Saggezza della Kabbalah.
Ho notato accanto al termine “Kabbalah”, la parola “Autentica”, come mai questo termine?
Perché il termine Kabbalah è un po’ inflazionato. Lo stanno utilizzando in tanti e in tanti modi diversi. C’è il ballo kabbalistico, che magari ti porta la fortuna, fiori sui capelli non so cosa; c’è la Kabbalah abbinata ai tarocchi: con i tarocchi e il libro dello Zohar si può prevedere praticamente il futuro, o almeno così dicono in giro, e ancora che se io metto questi 300 grammi di carta in casa mia, “lo Zohar”, su di una mensola, allora sarò protetto, mi darà fortuna. Così hanno utilizzato il nome della Kabbalah.
Invece i kabbalisti veri, autentici, cioè coloro che hanno veramente realizzato i “Mondi Spirituali”, che hanno sentito queste cose e le hanno scritte nei libri della Kabbalah, non parlano affatto di questo mondo, non parlano affatto dell’egoismo e della materialità. La saggezza della Kabbalah, e così la definisce il più grande kabbalista del XX secolo “Baal HaSulam” (Rav Yehuda Ashlag), “ non è ne più ne meno che una sequenza di radici, di leggi immutabili ed assolute che proiettano e sono unite verso un unico ed elevatissimo scopo che si chiama “la rivelazione della Divinità” o posso dire “La legge della Natura”, alla creatura, cioè a noi, in questo mondo”. In parole povere, ognuno di noi dovrebbe realizzare e conseguire una realtà di dare in assoluto, trasformare il suo ego, invece di ricevere solo per me stesso, dovrò tendere a connettermi con le altre anime, con gli altri desideri e quando diventeremo tutti interconnessi con questo grande desiderio, quando i nostri desideri si equivarranno, ovvero io soddisferò il tuo e tu il mio e così via con l’umanità intera, che veramente vuole unirsi, ecco in questo desiderio conseguiremo la spiritualità, conseguiremo la realtà al di là del nostro ego. Oggi vediamo nel mondo in cui viviamo la crisi globale, tutti i problemi che ci attanagliano, talvolta ci sembrano insormontabili, questo perché noi viviamo “una vita di ricevere”. La Kabbalah non parla della ricezione ma di ricevere, e per ricevere davvero occorre questa saggezza: imparare a “ricevere piacere dal dare”.
Ha introdotto un argomento che riguarda un po’ tutti, la crisi che stiamo attraversando, in che modo la Kabbalah può essere uno strumento per affrontare meglio questo problema?
Solo di recente, negli ultimi dieci anni circa, abbiamo scoperto di vivere in un’epoca di crisi. Fanno di tutto per evitare di rivelarci questo “mistero” dobbiamo prenderne atto. Siamo in una crisi globale, in una crisi sociale e dell’economia, stiamo scoprendo, finalmente, di essere tutti interconnessi. E’ una cosa che abbiamo scoperto solo negli ultimi trent’anni, che viviamo veramente in un’interconnessione pazzesca, con internet, il mercato economico tutto ciò che succede e in ogni punto del mondo, ogni problema può influenzare il resto del mondo. Verifichiamo sulla nostra pelle come a seguito di una cosa appena successa negli Stati Uniti d’America, nel settore assicurazioni, si abbatte inesorabilmente su tutto il mondo. Tutto il sistema crolla a causa di questo: licenziamenti, disoccupazione, cassa integrazione, tutto solo a causa di un ristretto gruppo di persone che volevano avere tutto per se stessi. Quest’immagine è veramente il primo passo verso la spiritualità. Siamo tutti interconnessi, però il nostro Ego è così sfrenato che non si può fermare con nessun metodo, al contrario qualche centinaia di anni fa, quando si poteva ancora frenare, pensare di meno concentrare i pensieri in una direzione sola, sedersi su una montagna e scappare, così, dalla vita. Oggi l’Ego è così grande, così sfrenato che una persona non riesce neppure a vivere da sola con se stessa. Oggi bisogna avere un metodo che veramente si occupi di questa cosa che si chiama “Ego”. Questo metodo ci insegna che non occorre diminuirlo, rimpicciolirlo, o frenarlo ma, al contrario ingrandirlo al massimo e ricevere da questa cosa, il massimo del piacere. Il punto è che bisogna scoprire come farlo ed ecco quale ruolo riveste questa saggezza. Essa parla solo di questo, del nostro stato, di tutti noi, tutti quanti, di come siamo veramente interconnessi e come creare questa interconnessione nello stato più corretto, più elevato e come, in questo stato, sentiremo la spiritualità. Tutti i libri della Kabbalah, i libri autentici intendo, cioè questo esclude i libri che parlano di fili rossi, amuleti, magie, e tutto il resto, tutti i libri autentici di Kabbalah, scritti da kabbalisti come l’Arì (Isaac Luria), Baal HaSulam, e così via, hanno scritto e descritto solo questa realtà superiore, realtà in cui le anime sono tutte interconnesse in rapporti di dare in assoluto e di amore.
Lei parla di dare in "assoluto" che ovviamente immagino riguardi un po’ tutti quanti ma alla Kabbalah si possono avvicinare tutti oppure c’è un target di persone che si avvicina a questo tipo di percorso?
La Kabbalah dice che “tutti dovranno conoscere le leggi della Natura. Possiamo immaginarci un villaggio in cui i bambini non fanno nulla, stanno su di una montagna ed imparano che se uno cade da una rupe muore, imparano solo con l’esperienza, così la legge della gravità, che è una delle leggi della Natura. La Kabbalah dice che esiste una legge equivalente scritta nel corpo di ognuno di noi, cioè che non può esistere una sola cellula nel nostro organismo, che assorba più per se stessa e che non dia al resto delle cellule. Se ciò avvenisse, quella cellula diventerebbe una cellula cancerogena. Io so che se non mangiassi, non respirassi, non guadagnassi soldi e non ricevessi onore e tante altre cose, starei male, ne soffrirei. Questo è chiamato il “precetto della ricezione” in tutti gli esseri umani. Tutta l’esistenza è invasa da questo. Di contro c’è, però un’altra legge, che non sentiamo, non avvertiamo. Questa legge si chiama la “legge del dare in assoluto” e questa è la legge che comprende tutta la natura, tutti i quattro livelli della natura: Inanimato, Vegetale, Animale ed Umano. Le cellule del mio corpo funzionano così. Gli animali funzionano così, tutta la natura è un sistema integrale. Solo l’essere umano non sente questa cosa. Perché? Qual è la differenza tra l’essere umano e gli animali? L’essere umano e noi, come umanità, dobbiamo giungere alla corrispondenza di questa legge della Natura, solo con questa consapevolezza possiamo identificarci ad essa, con il massimo libero arbitrio, non in maniera automatica. Certo è, allora, che dobbiamo scoprire questa legge della natura e il nostro metodo per scoprirla è la Saggezza della Kabbalah.
A questo punto mi viene spontaneo chiederle come lo studio della Kabbalah ti abbia condotto ad un percorso di vita diverso, ad una Saggezza migliore? Ci racconti un po’ la sua storia.
Kabbalah pratica significa come veramente io posso sentire, applicare, realizzare tutto ciò di cui hanno parlato i kabbalisti. Io ho portato qui, infatti, il percorso della mia vita. Ho raccontato quello che fa la Forza Superiore, questa forza che dirige tutta la Natura, il nostro desiderio. Non possiamo saperlo a priori, cioè un uomo attraversa tantissime trasformazioni. Partiamo dal concetto che tutti noi siamo solo “desiderio”; un desiderio molto forte, basilare, desiderio di ricevere, ma ricevere cosa? Io non lo so! Io non so cosa voglio ricevere, ma c’è una spinta in me che mi fa sentire che questa forza di dare in assoluto mi vuole colmare. Io devo trovare solo il giusto modo ed allora ecco che la società in cui vivo mi suggerisce di riempirmi di questo o di quest’altro; di una bibita, di una macchina potente, di una bella casa con la piscina, di milioni di altre cose, tutte cose che però, una volta ottenute non mi danno più il piacere che speravo. Se ad esempio ho un forte desiderio per i soldi, allora tutto ciò che farò, tutto ciò che cercherò, tutti i miei amici, tutti i miei pensieri si concentreranno verso i soldi; vorrò essere un uomo d’affari, avrò il desiderio per questo, ci sarò riuscito; allo stesso modo una persona per il controllo, un’altra per il sesso, ma quando un uomo entra nello sviluppo della spiritualità, quando il suo desiderio comincia a rivestirsi del livello più elevato dell’esistenza, cioè il desiderio di sentire questa forza della Natura, di identificarsi con Essa, quando uno si accorge già che l’Ego non lo colma più, che non può essere più riempito da ciò che questo mondo offre, allora comincia a porsi la domanda : “Qual è il senso della mia vita?” ed ecco che entra in un altro tipo di evoluzione, molto diversa dalla precedente. Con lo studio della Kabbalah lui comincia ad attraversare tanti cambiamenti… io prima della Saggezza della Kabbalah facevo il fotografo in Italia…
Come una persona comune, impiegati, casalinghe, imprenditori, cominciano questo percorso. Lei come hai cominciato?
Sono laureato in Psicologia, poi mi è successa una cosa strana: ero stato ammesso a all’Università di Tel Aviv, specializzazione in psicologia clinica dei bambini. Ho fatto un giro di 180° e sono uscito. Così sono partito ed ho vissuto con la mia famiglia in Italia, qui ho scoperto la fotografia. Non sapevo di avere questa passione. Ho cominciato a lavorare, a vendere le foto, a fare mostre, anche a Mosca rappresentando Alinari, una volta, luminare in questo campo, ma io non sentivo niente. Questa cosa non mi colmava, non mi dava nulla e così ho continuato a cercare, un po’ nella religione, poi nella mistica, ho cominciato a cercare anche nello Zohar, aspettandomi una risposta, infine, navigando in internet ho scoperto l’associazione Bnei Baruch. All’inizio ho scaricato solo i testi, li ho letti per qualche mese… non ho capito nulla. Non capivo di cosa parlassero veramente i kabbalisti, fino a che ho scaricato dall’archivio nel sito www.kabbalah.info/it le lezioni del Rav Michael Laitman. Ricordo sempre con gioia la mia prima reazione. Quando l’ho sentito, lui parlava con un accento russo e commentava un articolo che avevo letto: “Introduzione a Il Libro dello Zohar”. Lo sentivo spiegare ma non mi dava nulla, stavo quasi per spegnere quando ha cominciato a spiegare il “desiderio di ricevere”. Come è formato, cos’è davvero un desiderio che ha il libero arbitrio, che determina la sua prossima azione, i nostri pensieri, le nostre emozioni, le cose che ci spingono, ci muovono, che solo un vero desiderio di ricevere, cioè che ha lo sviluppo verso la spiritualità, può determinare questa cosa, determinare il suo sviluppo ed essere libero dal Borè, dal controllo del Borè (Creatore) e diventare identico al Creatore, nella stessa statura, questa cosa mi ha fatto cadere la mandibola. Ho rivisto molte volte questa lezione fino a che ho capito che qui davanti a me c’era una cosa grandissima. Dopo un anno ho deciso di appendere al chiodo la macchina fotografica ed ho capito ed ho sentito che dovevo essere in quel posto, con quelle persone, quel maestro, anche se all’inizio ero molto diffidente, io non credo, però mi ripetevo… “li, potrò trovare me stesso”.