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La differenza c’era. Eccome se c’era! E a pensarci bene è una piega del tutto positiva per il nostro Paese. I resoconti diplomatici lo confermano e le riprese televisive lo testimoniano in tutta evidenza. Silvio Berlusconi a Washington è stato ricevuto alla Casa Bianca, contenuto con cordialità nella liturgia della visita ufficiale, e infine “incastrato” diplomaticamente da una mossa raffinata del presidente Obama.
Andiamo con ordine. Il Cavaliere questa volta ad accoglierlo non ha trovato l’esuberante, e a tratti paonazzo, George W. Bush che con disinvolte e texane pacche sulla spalla gli ripete tutta la sua ammirazione. Un composto, severo e formale Barack Obama, con abbraccio ben diverso, ha salutato con rispetto “l’amico” italiano e, senza concedere spazio alle improvvisazioni, è entrato ben presto nel merito degli argomenti da trattare.
L’espressione di solito compiaciuta e sorniona di Berlusconi questa volta ha lasciato spazio al “buon viso a cattivo gioco”. Troppo concentrato a non fare gaffe col supplichevole auspicio: “Spero di aver con Obama la stessa amicizia che ho avuto con Bush e con Clinton”. Gli inutili fogli piegati tra le mani testimoniavano l’accorta tensione del momento. E la stretta di mano, furbescamente trattenuta a beneficio delle telecamere e dei fotografi, finalmente la scioglievano in un tirato sorriso liberatorio.
Quasi intimorito dall’impeccabile protocollo il Presidente del Consiglio italiano ha accettato tutte le richieste del governo americano, per confermare la fedeltà di un alleato importante sullo scacchiere mediterraneo. Nessun problema a contribuire nello smantellamento di Guantanamo, accogliendo in Italia alcuni detenuti di origine tunisina. Conferma dell’incremento del contingente italiano in Afghanistan, fino a 500 soldati, e relativo aumento degli aerei Tornado in servizio a Kabul (più due). Disponibilità a compensare gli stretti margini del G8 di L’Aquila, per la definizione del cosiddetto “Global legal standard” (regolamento internazionale dei mercati finanziari), con il supporto all’attività degli Stati Uniti ed alla loro leadership nella battaglia contro il riscaldamento del clima. In vista del G20 di settembre a Pittsburgh.
Prim’ancora che il Premier potesse avanzare qualche richiesta, il presidente Obama ha voluto gratificarlo, facendogli sentire il vero abbraccio del grande alleato. Considerandolo “consigliere” sui rapporti con la Russia, e sottolineando questo ruolo nella successiva conferenza stampa, ha voluto ribadire con chiarezza come vanno coltivati i rapporti con gli alleati. Un modo come un altro per ricordare che non è possibile tenere lo stesso piede in due scarpe. Il confronto con Iran e Russia non può essere condizionato da riflessi di ambiguità. Dall’alleato italiano, come da tutti gli altri quindi, ci si aspetta responsabilità e collaborazione soprattutto sul terreno minato del fronte Orientale. Putin è avvertito. L’amicizia è una cosa seria, soprattutto quella tra Capi di Stato. Le macchiette, per il presidente Obama, non si addicono ai rapporti istituzionali.