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Coinvolgimento. Trascinante. Un prodotto fuori dagli schemi, particolarmente ricco di nuove sonorità. Miscela interessante, che unisce sapientemente la singola esperienza dei suoi componenti (sono Massimiliano Monopoli al violino, e compositore delle musiche, Grazia Maremonti, in voce e autrice dei testi, Massimo Bozza al basso 6 corde, Vincenzo Zecca alla chitarra, Pierfrancesco Caramia alla batteria e Francesco Pagliarulo al pianoforte) con il desiderio di ampliare il proprio bagaglio frutto di speciali contaminazioni – tutte da ascoltare – che spaziano dal progressive allo swing, dal rock all’etno funky senza mai trascurare la musica classica.
Plurima Mundi, Atto I è il primo prodotto di questo interessante gruppo appena comparso nel panorama artistico che punta su uno spirito di vitalità e di energia che non si arresta in nessun dei quattro brani presenti nell’album: le singole tracce hanno tutte un’evoluzione che sorprende, mai scontate, cariche di sorprendente creatività. Li volete conoscere? Il tour di promozione è già partito, prossima tappa il 26 giugno a Matera.
Massimiliano Monopoli, come nasce l’idea di questo disco?
L’idea di realizzare questo cd è nata quando a Roma siamo scesi dal palco dopo una nostra esibizione all’interno della rassegna “Estatelasapienza” e gli organizzatori ci chiesero se avessimo inciso il materiale inedito appena suonato. Logicamente rispondemmo di no lasciandoli un po’ sconcertati. Durante il viaggio di ritorno parlammo di una eventuale possibilità di incidere il tutto esaminando i vari i problemi che comporta un lavoro auto prodotto e ci siamo messi all’opera. Detto e quasi fatto nel senso che superate le inevitabili difficoltà per realizzare un certo numero di cd, la copertina e l’incisione, alla fine, il lavoro c’è.
I musicisti coinvolti provengono da diverse esperienze musicali, sentivate la necessità di metterle in comune?
Anche questo è stato un percorso fatto di incontri giusti e, invece, meno opportuni in quanto oggi non è facile trovare musicisti che vogliano fare parte di un progetto che porta via molto tempo dovuto alla composizione dei brani, arrangiamenti e varie prove. Posso dire di essere stato fortunato nel trovare artisti in gamba che abbiano inizialmente apprezzato il progetto Plurima Mundi per poi sentirsi parti integranti di questa idea.
Qual’ è la spinta che unisce preparazione classica e contaminazioni di vario genere?
Stranamente è la cosa più semplice che possa accadere. Oggi si è riscoperto il gusto di fondere vari stili musicali perché la musica non ha confini o etichette. Rispetto molto chi si considera un musicista classico, ma apprezzo di più chi ha la voglia di esplorare nuovi orizzonti, tornare a creare qualcosa di realmente sentito. Per fortuna c’è una specie di “rinascimento creativo” che con l’aiuto della tecnologia moderna e dei mezzi di informazione più veloci come internet, sta facendo nascere qualcosa di nuovo che ci porterà, forse, ad una musica multimediale in un certo senso. E questo, secondo me, è positivo alla faccia dei vari programmi televisivi che ci “impongono” cloni di cose fatte e strafatte .
Un disco molto particolare che introduce anche una voce femminile molto interessante. Com’è avvenuto il suo incontro?
Qualche anno fa organizzavo dei concerti in cui cominciai ad esplorare dei connubi fra musica classica e jazz. Un caro amico mi consigliò di andare a sentire una cantante che si esibiva con un gruppo che suonava jazz. Fui impressionato dalla bellezza della calda voce di Grazia Maremoti che eseguiva quei brani con un piglio poco jazz e molto più vicino al blues rock per cui, dopo il concerto, mi avvicinai e le parlai un po’ del progetto che poi sarebbe stato quello dei Plurima Mundi. Fui piacevolmente sorpreso dalla sua voglia di scoprire un genere mai fatto e, soprattutto, dalla sua serietà professionale. Lei compone i testi mentre io le musiche dei brani ed è molto brava nel trovare sempre delle frasi poetiche mai sdolcinate. In questo, nonostante le diverse provenienze musicali, siamo sinergici.
Plurima mundi: perché questo titolo?
La prima sensazione che si avverte ascoltando questo cd è quello di una musica policroma, non omologabile, composta da varie influenze per cui il nome Plurima Mundi ci è sembrato quello più appropriato proprio perché veniamo tutti da diverse esperienze, diversi linguaggi musicali e pensiamo di poterci rivolgere ad un pubblico eterogeneo e non etichettabile.
Un atto primo che annuncia un progetto più articolato?
La speranza è quella di poter continuare a comporre in piena libertà nella speranza che ciò che proponiamo possa piacere. I primi commenti sono positivi e con l’interessamento della etichetta che ci ha contattato proponendoci di distribuire “Atto I” in Europa, Giappone e -se tutto va bene- dal prossimo autunno anche in Italia, stiamo già pensando al seguito che vorremmo fosse un passo in avanti rispetto a questo primo lavoro; in quanto non vogliamo clonare noi stessi cercando di avere la giusta e spontanea ispirazione compositiva.