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Sono vite, storie ed emozioni quelle cristallizzate negli scatti della World Press Photo Exhibition 2024, che torna per l’undicesimo anno nel Teatro Margherita di Bari dall’11 ottobre all’8 dicembre, organizzata da Cime, realtà pugliese tra i maggiori partner europei della Fondazione World Press Photo di Amsterdam e promossa dalla Regione Puglia e Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura a valere su fondi POC Puglia 2014/20 Asse VI – Azione 6.8 in collaborazione con il Comune di Bari e con la partnership dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e del Conservatorio “N. Piccinni”.
Storie di donne e di uomini, di guerre, di migrazioni, di grandi temi che riguardano il pianeta ad ogni latitudine e longitudine: dalla povertà ai disordini politici, dalla crisi climatica ai diritti civili e sociali.
Sono 130 gli scatti vincitori di questa 67° edizione del contest World Press Photo, la cui esposizione è curata quest’anno dalla messicana Martha Echevarria: immagini selezionate tra 61.062 fotografie candidate e scattate da ben 3.851 fotografi provenienti da 130 paesi del mondo. Si tratta di lavori di fotogiornalismo e fotografia documentaristica firmati da fotografi professionisti delle maggiori testate internazionali, da Reuters al New York Times da The Washington Post a National Geographic a BBC, da CNN al Times, da Le Monde a El Pais. Fotografie che rappresentano, ancora una volta, un’autentica finestra sul mondo e permettono di compiere un viaggio critico tra gli eventi che hanno caratterizzato il 2023 e di orientarsi tra i temi più caldi che lo hanno animato.
In particolare, si tratta di scatti che offrono un racconto globale attraverso una divisione geografica del concorso che permette di offrire un ampio sguardo su tutte le regioni del pianeta: Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, Sud America, Sud-est asiatico e Oceania. Per ciascuna delle sei aree geografiche di riferimento, una giuria ha decretato i vincitori regionali per le quattro categorie di concorso: Foto singola, Storie, Progetti a lungo termine e Open Format. Quest’ultima categoria, introdotta dall’edizione 2022, comprende opere realizzate attraverso tecniche miste, ad esempio immagini ad esposizione multipla, applicazioni e ricami, collage fotografici e video.
È stata poi competenza di una giuria globale composta dai presidenti delle sei giurie regionali, la selezione, tra i 24 vincitori locali, delle quattro opere vincitrici a livello internazionale, tra cui l’attesissima World Press Photo of the Year. Un lavoro di studio e di scelta che ha reso necessarie settimane di confronto, da cui sono scaturite quest’anno anche sei menzioni d’onore e due menzioni speciali della giuria nei confronti di scatti che documentano la guerra tra Israele e Hamas. Nel raccogliere queste storie, la giuria ha voluto promuovere e incoraggiare una maggiore comprensione e consapevolezza degli eventi attuali e allo stesso tempo ricordare l’importanza della libertà di stampa in tutto il mondo.
A presiedere la giuria globale quest’anno è stata Fiona Shields, a capo del dipartimento di fotografia del giornale britannico The Guardian. “Le immagini scelte sono state realizzate con rispetto, coraggio e profondità, spesso in circostanze inimmaginabili – ha detto Shields – Hanno una risonanza universale, che va oltre i paesi d’origine”.
I VINCITORI GLOBALI DELLE QUATTRO CATEGORIE
A vincere il World Press Photo of the Year è stato il palestinese Mohammed Salem con una fotografia scattata per Reuters il 17 ottobre del 2023 nell’obitorio dell’ospedale Nasser: lo scatto immortala il drammatico momento in cui una donna palestinese di 36 anni, Inas Abu Maamar, stringe il corpo di sua nipote Saly, di soli 5 anni, rimasta uccisa insieme ad altri quattro membri della sua famiglia durante un attacco missilistico israeliano che ha colpito la sua casa a Khan Younis, Gaza. Lo stesso autore ha descritto questa foto come un “momento forte e triste che riassume il significato più ampio di quanto stava accadendo nella Striscia di Gaza”. Di questa opera la giuria ha sottolineato come l’immagine sia stata composta con cura e rispetto, offrendo allo stesso tempo uno sguardo metaforico e letterale su una perdita inimmaginabile.
Il premio World Press Photo Story of the Year è stato assegnato alla fotografa sudafricana Lee-Ann Olwage di Geo per il progetto Valim-babena ambientato in Madagascar. Gli scatti documentano la vita del novantunenne Paul Rakotozandriny, “Dada Paul” affetto da demenza da 11 anni e assistito da sua figlia Fara Rafaraniriana, di 41 anni. In Madagascar, l’assenza di cultura e sensibilizzazione riguardo al tema della demenza e del disturbo mentale in genere fa sì che le persone che mostrano sintomi di perdita di memoria siano spesso stigmatizzate: in questo contesto, la storia di Fara e Dada Paul ben rappresenta il principio del valim-babena: il dovere dei figli adulti di aiutare i propri genitori. Un dovere che, in malgascio, è considerato vera e propria espressione d’amore, la restituzione di un debito morale per la cura che i genitori dedicano alla crescita dei figli.
Del premio World Press Photo Long-Term Project è stato insignito il fotografo venezuelano Alejandro Cegarra con il lavoro dal titolo I due muri realizzato per New York Times/Bloomberg. A partire dal 2019, il Messico si è trasformato da Paese di accoglienza per migranti e richiedenti asilo a un Paese che applica rigide politiche di immigrazione molto simili a quelle degli Stati Uniti. L’immigrazione e le politiche estere adottate dalle diverse amministrazioni statunitensi, i protocolli COVID-19 e i tumulti politici ed economici nel Centro e Sud America concorrono alla crisi in atto ai confini del Messico. Questi elementi espongono le famiglie di migranti nelle città di confine a violenza, a corruzione e condizioni precarie. Forte della propria esperienza di migrazione dal Venezuela al Messico nel 2017, il fotografo Alejandro Cegarra ha avviato questo progetto nel 2018 per documentare la situazione di queste comunità di migranti profondamente vulnerabili e mettere in luce, con rispetto e sensibilità, la loro resilienza. In particolare, il reportage si focalizza sull’esperienza dei migranti che cercano di raggiungere gli Stati Uniti a bordo del treno chiamato “la bestia”.
Il premio World Press Photo Open Format è stato infine assegnato alla fotografa ucraina Julia Kochetova che ha realizzato un’opera dal titolo La guerra è intima, nella quale intreccia le immagini fotografiche con poesia, clip audio e musica. L’autrice ha realizzato un sito web che unisce il fotogiornalismo con lo stile documentaristico di un diario personale per mostrare al mondo l’esperienza di vivere con la guerra come realtà quotidiana.
Il progetto offre non solo uno scorcio intimo sulla vita sotto assedio, ma anche uno sguardo più profondo su come la guerra viene elaborata e su come, nonostante la tragedia, il dolore, il trauma e le esperienze possano essere condivise oltre i confini.
LE NOVITÀ DELL’EDIZIONE 2024
FOCUS SULLA LIBERTÀ DI STAMPA
L’edizione 2024 della World Press Photo Exhibition Bari è impreziosita da una specifica area allestita all’interno dello spazio espositivo interamente dedicata al tema quanto mai attuale della libertà di stampa, realizzata grazie ai dati e alle testimonianze che giungono dalle fonti dell’organizzazione non governativa e no-profit Reporter Senza Frontiere (RSF). All’interno, è possibile trovare un memoriale dedicato ai fotografi caduti, nel mondo, durante l’esercizio della propria attività di reporter dal 1992 ad oggi. Un elenco di oltre millecinquecento giornalisti che, con la propria professionalità, esperienza e passione, hanno contribuito ad affermare, anche a costo della propria stessa vita, il diritto e la libertà di espressione. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), nel solo anno 2023, sono stati 99 i giornalisti e gli operatori dei media uccisi in tutto il mondo come rappresaglia per il proprio lavoro. Molti hanno subito minacce di violenza e incarcerazione semplicemente per aver svolto la propria mansione professionale. I giornalisti continuano ad essere messi in pericolo dai conflitti in corso, dal crescente autoritarismo e dalle elezioni divisive. In collaborazione con il progetto A Safer Worl for the Truth, World Press Photo cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema mostrando i nomi degli oltre 1500 giornalisti uccisi dal 1992. I ricercatori del CPJ indagano e verificano le circostanze di ogni morte in modo indipendente e confermano un nuovo caso solo quando è opportunamente attestata la morte di un giornalista a seguito di rappresaglia per il suo lavoro, in combattimento, sotto il fuoco incrociato o mentre svolgeva un incarico pericoloso. Tutti i 1553 casi presenti nel memoriale sono confermati.
IMMAGINA UN MONDO MIGLIORE
Novità di questa edizione barese della mostra World Press Photo Exhibition è la presenza, all’interno dello spazio espositivo, di una parete interattiva dedicata ai sogni e ai desideri dei visitatori: sotto la grande scritta “IMMAGINA UN MONDO MIGLIORE” grandi e piccini potranno offrire il proprio contributo sotto forma di frasi, pensieri, visioni, illustrazioni. Un modo per integrare le emozioni e il vissuto di ciascun visitatore con il messaggio che ciascuna foto in mostra consegna agli occhi di chi la osserva e per riflettere, collettivamente e a partire dagli spunti offerti dai 130 scatti, sul mondo attuale e sulle visioni, positive, di un futuro più roseo.
WORLD PRESS PHOTO EXHIBITION
World Press Photo Exhibition nasce nel 1955 ad Amsterdam a seguito dell’istituzione dell’omonima Fondazione, composta inizialmente da soli fotografi olandesi, a cui si deve l’organizzazione del primo concorso internazionale di fotogiornalismo. Da allora, l’iniziativa ha acquisito slancio fino a diventare il concorso fotografico più prestigioso al mondo e la mostra di fotogiornalismo che vanta il maggior numero di visitatori. Quest’anno la mostra giunge alla sua 67° edizione e sarà esposta in 80 città del mondo.
«Per l’undicesimo anno consecutivo, siamo onorati di portare la mostra internazionale World Press Photo a Bari, ospitata nella splendida cornice del Teatro Margherita – è il commento di Vito Cramarossa, direttore di Cime –. Questa esposizione rappresenta un’importante occasione per la nostra città e per l’intero territorio di entrare in contatto con storie globali attraverso immagini che testimoniano eventi di grande rilevanza. La World Press Photo Exhibition non è solo una celebrazione della fotografia, ma un’opportunità per riflettere su questioni sociali, ambientali e umanitarie che toccano tutti noi. In un’epoca in cui la libertà di stampa è più importante che mai, questa mostra ci ricorda il valore di un’informazione libera e indipendente, in grado di sensibilizzare e far riflettere il pubblico. Eventi come questo arricchiscono profondamente il panorama culturale di Bari e della Puglia, offrendo spazi di dialogo e confronto su temi di attualità globale».
«Oggi siamo tutti testimoni di una scommessa vinta. Per l’undicesimo anno, tagliamo il nastro della mostra di fotogiornalismo più importante al mondo, qui, a Bari – ha dichiarato il sindaco di Bari, Vito Leccese -. Grazie alla lungimiranza di Cime, che lavora per portare in città appuntamenti di rilievo internazionale, Bari accoglie ogni anno le immagini degli avvenimenti che definiscono la nostra storia contemporanea. Permettendoci di attraversarli con lo sguardo, sentirli un po’ più vicini. Fatti che spesso pensiamo essere lontanissimi e che invece, magari, si affacciano sullo stesso mare su cui sorge il Teatro Margherita ospita queste immagini potenti. Concentriamoci sulla World Press Photo of the Year per qualche minuto in più, sullo scatto di una donna palestinese che stringe il corpo di un bambino e ci racconta tutta la sofferenza di una guerra, di tutte le guerre che falciano vite e distruggono popoli. World Press Photo non è solo una mostra, è un esercizio di coscienza collettiva. L’edizione di quest’anno coincide anche con il passaggio che sta per affrontare il Teatro Margherita, che si chiude con questa mostra per affrontare, grazie alla Soprintendenza, un percorso di riqualificazione che lo renderà definitivamente e completamente fruibile alla città in tutti i suoi spazi, permettendoci di far crescere sempre più l’offerta culturale della città».
«È per me un vero piacere partecipare, nella mia nuova veste di assessora alle Culture, all’inaugurazione di World Press Photo, un evento che ci ha accompagnato lungo un percorso di crescita collettiva in questi ultimi dieci anni – spiega Paola Romano, assessora alle Culture del Comune di Bari -. Un ruolo che mi appassiona e mi consegna al tempo stesso una grande responsabilità, quella di proseguire sulla strada tracciata per consolidare e ampliare, insieme agli operatori culturali del territorio, un’offerta complessiva che vogliamo sia all’altezza della dimensione sempre più internazionale della nostra città, diffusa nei quartieri, accessibile a tutti e il più possibile partecipata. World Press Photo, di anno in anno, ci propone immagini straordinarie catturate dagli obiettivi dei più grandi fotoreporter del mondo, portandoci nel cuore degli eventi significativi del nostro tempo e lasciandoci alle prese con suggestioni e domande impegnative. In questo modo ci fa vivere e percepire il mondo come fosse casa nostra: la guerra in Medio Oriente, come quella in Ucraina, ci riguardano, le migrazioni internazionali ci pongono interrogativi cui dobbiamo dare risposte, perché rivolgere uno sguardo vigile sul mondo ci aiuta a orientarci e farci un’opinione sui diritti, l’eguaglianza di genere, la libertà di pensiero e religiosa, le ingiustizie e la pace. A conferma della capacità della cultura di farsi lievito sociale e motore di riflessione e cambiamento. Ringrazio gli amici di CIME, tra gli operatori culturali più dinamici della città per la promozione dell’arte fotografica».
«Ospitare la mostra internazionale World Press Photo Exhibition a Bari per l’undicesimo anno consecutivo significa, per il nostro territorio, continuare a puntare su una proposta culturale e turistica di grande eccellenza – aggiunge Paolo Ponzio, presidente del Teatro Pubblico Pugliese -. Bari si riconferma una delle 80 città che, in tutto il mondo, ospitano la più prestigiosa mostra di fotogiornalismo, collocandosi al centro del panorama culturale internazionale. Continuiamo a supportare questo importante progetto che ogni anno ci aiuta ad aprire una finestra da cui osservare il mondo e che ha portato il mondo stesso ad osservare noi».