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Elvis Presley è il cantante che ha cambiato le sorti della musica e della cultura popolare. Per celebrarne il mito, a 75 anni dalla nascita, il prossimo 9 novembre verrà pubblicato Viva Elvis – The Album, insolito compendio sulla vita artistica del Re. Il disco racchiude 12 classici, sottoposti a restyling, in cui la voce di Elvis emerge inalterata e sviluppa l’idea alla base dello show intitolato Viva Elvis – a tribute to the life and music of Elvis Presley, stabilmente tenuto a Las Vegas dal Cirque du Soleil. Uno spettacolo imponente ma incapace di estinguere un dubbio sorto a Erich Van Tourneau: “come suonerebbero le canzoni di Elvis se le interpretasse oggi per la prima volta?".
Van Tourneau direttore musicale e arrangiatore della rappresentazione, nonché ideatore del progetto discografico, cerca di rispondere a questo interrogativo coadiuvato da due rinomati produttori quali Serban Ghenea (Michael Jackson e Santana) e Brendan O’Brien (Pearl Jam e Bruce Springsteen). La partnership genera un Elvis ritratto in momenti topici della sua carriera – dagli esordi nei ’50 alle colonne sonore dei suoi film, dal comeback del ’68 al periodo di Las Vegas – in chiave garage rock, punk, urban e hip-hop. L’intento dichiarato è quello di costruire un ponte fra ciò che ha rappresentato la musica di Elvis e quanto ancora potrebbe rivelare ai fruitori contemporanei. Un’impresa possibile solo grazie all’incredibile dote vocale di Presley, interprete capace di padroneggiare blues del delta e rockabilly, soul e gospel, southern folk e Vegas pop. Ecco allora Burning Love, Blue Suede Shoes e It’s Now or Never scosse da ritmi moderni.
Il compito di accrescere interesse e misurare il consenso ricade, invece, sulla Suspicious Minds mixata da Brendan O’Brien, hit scelta per debuttare come singolo.
Dopo oltre trent’anni dalla morte, Elvis conserva la doppia corona di re del rock’n’roll per il mondo dell’intrattenimento e re Mida per l’industria discografica. La musica di Presley e, più in generale, dei pionieri del rock’n’roll è intramontabile. Pensare di rimodernarla, dunque, potrebbe muovere lo sdegno dei fans più conservatori che non esiterebbero ad incriminare l’intervento di lifting con l’accusa di lesa maestà. E’ solo un’altra iniziativa nostalgica, dunque? Forse. Una bieca azione commerciale? Può darsi. Nell’attesa, si può solo sperare che l’operazione non cambi i connotati alla musica che ha sedotto i più autorevoli artisti rock.
Santificato oppure oltraggiato, taluni intravedono nella parabola di Elvis (segnata da conquiste eccelse e da un declino inaccettabile) la traiettoria di una pedina manovrata nel segno del business. Sembra ancora indiscutibile, comunque, la teoria che individua in Presley il big bang del rock’n’roll; una verità depositaria di una fede dogmatica efficacemente divulgata da John Lennon: "Prima di Elvis era il nulla".
Il ragazzo dal ciuffo ribelle ha vent’anni quando mette a soqquadro l’America. Nel 1954 That’s All Right Mama apre uno spiraglio che diverrà varco, due anni dopo, sotto i colpi di Heartbreak Hotel: per milioni di giovani si spalanca l’accesso a una nuova tendenza. Urla, gemiti, ancheggiamenti e balli acrobatici spazzano danze ingessate, look che sa di naftalina e contegno da crooner. La musica non sarà più la stessa, l’America non sarà più la stessa. Presley diventa immediatamente icona di stile e guida da emulare per bianchi e neri. Il rock’n’roll riduce la netta divisione che ostacola l’incontro tra cultura WASP (White Anglo-Saxon Protestant) e afroamericana. Il processo d’integrazione, fiaccamente avviato in altri ambiti, accelera (anche) grazie alla più chiassosa componente della cultura popolare americana. Presley è fautore di un nuovo linguaggio musicale che contamina freschezza rhythm and blues e tradizione country.
Per almeno metà dei ventitre anni vissuti sotto i riflettori, Elvis delizierà il mondo e l’intera generazione di rocker che ha provveduto a svezzare. Quando muore, una nuova dinastia di sovversivi si è già impossessata della ribalta, ma non di un trono che resterà per sempre vacante.
Viva Elvis – The Album esce in due varianti: quella con le “nuove versioni” e quella che include anche le registrazioni originali dei 12 pezzi. Senza dover necessariamente credere alla storiella della vendita del prodotto a scopo pedagogico, un sincero plauso lo merita la Legacy Recordings (divisione della Sony Music che cura le riedizioni di catalogo) responsabile di un’iniziativa diversa dal solito. Ma il plauso più grande lo merita Elvis, unico e solo Re del rock’n’roll, ipnotizzatore di folle, showman rivoluzionario ed eroe senza tempo.