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Le Orme su La via della seta: sembra una frase di senso compiuto. E’ unione, invece, tra il nome dello storico gruppo italiano e il titolo del loro nuovo album.
Le Orme è band longeva che calca le scene da oltre quattro decenni: è stata avanguardia del prog italiano, destinataria di notorietà internazionale, piccola orchestra che ha influenzato innumerevoli gruppi. Teoricamente non avrebbe più nulla da dimostrare. E allora perché si ripresenta sul mercato discografico? Perché rischia di compromettere un percorso costellato di successi? Gli indizi riconducono alla passione per la musica, un trasporto che non prevede calcoli.
La via della seta è un concept album nato dalla devozione al progressive e incentrato sull’epica di celebri viaggi rivelati nei racconti di Marco Polo; musica e storia s’intrecciano in dodici brani che evocano l’importanza dell’unico corridoio, anticamente percorribile, tra Occidente e Oriente. Congiunzione tra mondi diversi, ponte commerciale ed esempio ante litteram di scambio interculturale, ancora oggi quell’itinerario di ben 8.000 chilometri è positivo esempio dell’incontro tra civiltà.
La narrazione parte da vicende del passato e si dipana in rivoli che toccano dispute ancora irrisolte come l’accoglienza, la pace e la maturazione di una società in cerca dell’integrazione tra popoli. Questi i temi sviluppati da Michi Dei Rossi (batteria), Michele Bon (organo e piano) e Fabio Trentini (basso) con l’ausilio di Jimmy Spitalieri (voce), William Dotto (chitarra elettrica), Federico Gava (piano e synth) e la complicità di Guido Bellachioma (direttore artistico, nonché redattore delle note di copertina).
Svettano l’ouverture L’alba di Eurasia, l’intensa Il romanzo di Alessandro, la pianistica Mondi che si cercano, la corale La prima melodia e la “medievaleggiante” Incontro dei popoli, ma di indubbio valore risultano tutte le composizioni originate da professionisti esperti che esaltano la corrente musicale in auge nei ’70. Musicisti che producono fraseggi nitidi, virtuosi cambi di ritmo, fastose armonie e fulminei assolo. Talento e classe da vendere, però, sono al servizio di una creazione che mostra il suo limite sotto l’aspetto innovativo: La via della seta, pur nella sua spontaneità, non sembra poter conquistare nuovi ammiratori. Di particolare pregio, le narrazioni potrebbero anche costituire un parallelo tra gli avvenimenti storici di quei tempi e l’odissea dei migranti ai giorni nostri, ma l’ambientazione dei temi trattati è troppo distante dall’atroce attualità.
I numerosi fan di vecchia data, intanto, possono gioire per il ritorno sulle scene di una band che enuncia ideali quali uguaglianza e partecipazione, e che è meritevole di reggere saldamente il blasonato vessillo del rock progressivo nostrano.