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Oggi siamo venuti a trovare quello che possiamo definire non a torto, un amico di lunga pezza di LSDmagazine: il criticocinematografico nota firma della Gazzetta del Mezzogiorno, nonché docente presso l’Università degli studi di Bari, Oscar Iarussi. Dal 2008 Iarussi, tra i numerosi incarichi, riveste anche quello prestigioso di Presidente della giovane ma molto operosa fondazione Apulia film commission. Chiederemo perciò al Presidente il computo, il punto su questi due anni passati al timone della fondazione Apulia film, ed anche qualche delucidazione sullo stato di salute dell’industria cinematografica italiana oggi.
La cultura può divenire elemento trainante per lo sviluppo del settore industriale nel territorio? Cos’è "l’effetto puglia"?
"L’effetto Puglia" è da una parte un’effetto di promozione turistica, ovvero buona parte dei film sponsorizzati dalla fondazione Apulia film commission sono stati inserti all’interno di una guida cine-turistica. Il criterio alla base della selezione di questi film è basato sul gradimento ottenuto dallo stesso quando sottoposto all’esame del botteghino. Viene valutata della pellicola la capacità di creare suggestione nei confronti dello spettatore, ciò avviene quando questo può essere definito riuscito. Per fare un’esempio come non citare "Le mine vaganti" di Ozpetec. Si tratta di pellicole in grado di avere un’effetto lungo rispetto alla suggestione in sala, inducendo lo spettatore a a recarsi nel luogo dove il lungometraggio è stato ambientato. Non si tratta di una nostra scoperta, poichè le cine-guide sono state già ampiamente sperimentate, esperite…
Come le famose guide alla città di Hollywood, sulle quali sono segnati gli indirizzi e le informazioni relativi ai luoghi dove sono stati girati i film cult?
Esatto. L’ultimo caso a noi più vicino è stato quello per il film "The passion" di Mel Gibson, girato in Matera e che ha attratto molti turisti nella "città dei sassi". Abbiamo quindi tentato di dare un sistema e una capacità che definirei organizzativa attraverso la guida a questa suggestione cine-turistica. I riscontri che abbiamo non sono ancora quantificati o quantificabili in termini netti poichè non vi sono dei range motivazionali sul turismo. Tornando al film di Ozpetec, questo è stato premiato al Tribeca film festival di New York con la testuale motivazione di "mettere addosso la voglia di fare un biglietto per andare in Puglia". Quindi la cosidetta "suggestione" viene riconosciuta, questo vale anche per molti altri film. Intere comunità sono state rivitalizzate dal cinema, pensiamo ad esempio all’isoletta greca di Castello Rizzo vicino alle coste turche dove fu girato"Mediterraneo" di Gabriele Salvatores che ha attirato il turismo velistico, oppure pensiamo a "Full monty" girato in Gran Bretagna: insomma ci sono dei riscontri.Il secondo "effetto Puglia" cinematografico si esplica sul versante della cosiddetta "filiera del cinema", dove invece è verificato come il cinema inneschi dei processi virtuosi. Film significa un’importante indotto economico per la località scelta come location delle riprese tra alberghi, ristorazione, tecnici che lavorano sul set e che sono poi i criteri che, in linea di massima, Apulia film commission utilizza per erogare i suoi fondi. Nelle otto-nove settimane necessarie alla realizzazione del film, tecnici, maestranze, scenografi e quant’ altro vengono in genere attinti dal territorio pugliese ed occupati sul set, poichè costa di più portarli da Roma. In questo senso un film è anche un processo economico.
Presidente, con quali film l’Apulia film Commission parteciperà alla prossima mostra di venezia?
Noi partecipiamo nella misura in cui la mostra del cinema di Venezia ha selezionato alcuni film girati qui e sostenuti da noi. Questi film sono quattro: uno è "Noi credevamo" di Dario Martone, che è stato girato anche in Puglia, dedicato al risorgimento. E’un film molto importante perchè più o meno si avvia a celebrare il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Poi c’è il film di Giorgio Colagrande dal titolo "A woman" con il grande attore holliwoodiano William Da foe girato ad Otranto, poi c’è il film "Il primo incarico" di una regista salentina, Giorgia Cecere girato nel brindisino, con Isabella Ragonese che è anche la madrina del festival. Si tratta della storia di una maestra al suo primo incarico ed è ambientato negli anni cinquanta. Abbiamo poi il film di Valentina D’amico dal titolo "La svolta. Donne conto l’Ilva" dedicato come dice il titolo stesso della pellicola all’Ilva di Taranto. Questi sono stati i quattro film che sono statisostenuti dall’Afp e che in varie sezioni sono stati presi. Inoltre vi sono altri film come "Sposerò Nichi Vendola" di Andrea Costantino che non ha fatto domanda di sostegno e che non ha ottenuto un’erogazione pubblica da parte della film commission, interamente girato qui, e che poi verrà presentato a Venezia. Di fatto sono cinque i film girati in Puglia che saranno presentati a Venezia.
Può tracciare un bilancio delle attività, delle nuove partnership ,dei progetti della AFP dal 2007 ad oggi?
I progressi dalla fondazione dalla sua nascita ad oggi sono stati enormi. La cronistoria della Apulia film commission è quella della creazione di un film fan quindi di un fondo pubblico per il cinema, che eroga i suoi fondi a seconda dei criteri che abbiamo accennato pocanzi, ovvero di territorialità: soldi spesi dalle produzioni cinematografiche sul territorio, di risorse umane prese dal territorio regionale. Di tali contributi il tetto massimo è di centocinquantamila euro per un lungometraggio. Questo fondo è stato strutturato, oggi conta un milione e mezzo l’anno, suddivisi in più tranche. Abbiamo alcuni progetti speciali come ad esempio il "Progetto Memoria", arrivato alla sua seconda edizione. Si tratta di cortometraggi dedicati ai personaggi del novecento pugliese quali Domenico Modugno, Vito Laterza ed altri ancora. Altro progetto nostro vanto è il workshop "Puglia experience", un laboratorio di scrittura creativa cinematografica, le cui sceneggiature costituiscono un énsamble imprescindibile con i luoghi di Puglia. Per questo Laboratorio, arrivato alla sua seconda edizione, vengono ragazzi da tutta Europa a visitare i nostri luoghi e a scrivere copioni ambientati nella nostra Puglia. Si tratta di una nostra iniziativa fatta con risorse della Film Commission attinte da fondi strutturali europei.
Potrebbe servire unificare le diverse film Commission sparse sul territorio nazionale così da far fronte compatto contro i nuovi competitors quali l’India o l’industria cinematografica cinese?
Un eventuale unificazione delle commission per quanto potrebbe servire, sarebbe inconcepibile poiché tali fondazioni sono al servizio ciascuna di un territorio non dello stato. La mission espressa dalla natura della fondazione è quella di servire un territorio, quindi non abbiamo ambizioni nazionali, anche se abbiamo l’ambizione di fare politiche di attrazione internazionale. Per esempio siamo riusciti ad attirare "Bollywoood", la quale ha girato in loco dei film nonché uno spot pubblicitario. Poi ritornando alla cronistoria per grandi linee dal 2007 ad oggi non possiamo non ricordare i "Cineporti" di Bari presso la Fiera e quello di Lecce. Si tratta di strutture di accoglienza delle produzioni che vengono qui a girare.
Lei è docente di storia del cinema americano, quali sono gli ingredienti del successo del cinema americano nel mondo?
Il cinema americano è stato storicamente e tradizionalmente la prima cinematografia del mondo. Il successo si deveal fatto che è stata la prima cinematografia a dotarsi di un industria: Hollywood, oggi in bilico rispetto ad altri paesi emergenti quali l’India e il cinema orientale comprendente Cina, Corea, etc. E’ un sistema industriale a cui non bisogna guardare soltanto per i suoi pregi ma anche per i suoi difetti. Per esempio è un sistema che lascia poco spazio agli autori, infatti il cinema americano più interessante da almeno trent’anni per non dire quaranta, cioè dagli anni sessanta, viene dal cosidetto "Cinema Indipendente". Parafrasando li motivo del successo del cinema americano è da ricercare nella sua peculiarità storica di essere stato il primo cinema industriale. Il successo negli States è valutato quasi esclusivamentein termini mercantili, gli autori rivestono scarsa importanza.
Il suo ultimo libro: "l’infanzia e il sogno.Il cinema di Fellini" è dedicato all’icona sacra del cinema italiano: il regista Fellini. Rispetto ai film del maestro, acclamati in italia e all’estero cosa manca alle produzioni cinematografiche italiane contemporanee?
Il genio di Fellini. Tuttavia oggi abbiamo dei registi importanti quindi non bisogna sottovalutare, faccio un nome tra tanti, uno come Tornatore. Sicuramente Giuseppe Tornatore è un grande regista per il suo afflato narrativo, ma non bisogna dimenticare che nel sistema industriale cinematografico elemento fondamentale per il successo della pellicola è la creatività.
Eppure in tanti sbandierano una crisi del cinema italiano di oggi, specie a confronto con gli anni della "Grand Heure" felliniana…
Circa la crisi del cinema penso sia principalmente cambiato il sistema di riferimento industriale, di mercato, perchè una volta il cinematografo era un’intrattenimento di massa, oggi si tratta invece di una forma d’élite. Il cinema degli anni sessanta era un cinema che aveva una platea vastissima, poiché la gente frequentava il cinema tutti i giorni. Oggi è si una forma di entertainment ancora di massa ma in diversa misura; la proporzione è di uno spettatore oggi, contro i dieci rispetto al mercato degli anni sessanta. Attualmente esistono anche altre forme di intrattenimento: la televisione, internet. Il cinema sta mutando rapidamente, il che non significa dire che stia finendo la capacità di narrare storie con le immagini, quanto direi aggiornando, pensiamo infatti alle sperimentazioni con la rete e quant’altro. Sul perché non ci sia un nuovo Fellini, so solo che non c’è; vi sono in giro per il mondo altri grandi autori. Comunque non credo che Fellini solleciti dei paragoni, nel senso che la sua opera è un’opera unica che non ha lasciato eredi se non scimmiottatori.
I miti possono paralizzare?
Non credo che i miti possano paralizzare. A paralizzare è a volte la mancanza di talento, la scarsa fantasia… non penso si possa o si debba fare un discorso in relazione alla storia del cinema italiano. E’ un periodo storico superato essendo passati cinquant’anni da quella stagione. Ci sono e ci sono stati nuovi autori, inoltre non abbiamo più solo la "Commedia all’italiana" ma anche altri generi come il dramma, la commedia. Dipende tutto dal fatto che il film riesca di volta in volta, oppure che l’autore sia valido o meno. Non credo oggi si abbia una filiazione diretta rispetto all’aura paralizzante del mito.