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Viveva a Bari, fino alla fine degli anni ‘50 un vecchio che tutti definivano ‘il poeta’. Era alto e magro e aveva un volto antico e sapienziale che riempiva d’oriente le strade del centro della città. Il quadrilatero murattiano lo conosceva bene ed egli sapeva a memoria le strade, i luoghi di ritrovo, in particolare il caffè Sottano di don Arnaldo Scaturchio e poi il caffè Stoppani, ritrovo intellettuale dei Baresi. Era quello il luogo in cui si incontravano personaggi come Giovanni Colamussi, Gaetano Savelli, Gino Montella, Domenico Mirenghi, Pierino Marengo, Michele Pellecchia, Renato Prisciantelli, Francesco Babudri, Mario Prayer e tanti altri che oggi sono solo nomi poco o nulla ci dicono della vita di pensiero e di azione a Bari. Era nato a Üsküdar sobborgo di Costantinopoli nel gennaio del 1886, da famiglia alto borghese, suo padre Diran Nazariantz, “oratore, patriota dagli occhi verdi” era deputato dell’assemblea nazionale armena per il distretto di Kumkapi ed proprietario di una azienda affermata nella produzione di tappeti e merletti, che dava lavoro a circa duemila operaie, e si estendeva tra i quartieri di Üsküdar, Kumkapi, Kadıköy. Hrand si era formato in patria presso il Collegio Berberian, poi a Londra e a Parigi dove conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie una affascinante cantante lirica di Casamassima in provincia di Bari, Maddalena De Cosmis. Dopo gli anni passati nelle capitali europee fece ritorno a casa pieno di idee innovative sulla letteratura e notevoli soluzioni politiche per il proprio popolo e per la minoranza armena di cui faceva parte. Tale ritorno era destinato a non essere definitivo ma solo una stasi apparente prima di una nuova ripartenza. Negli anni in cui fu a Costantinopoli partecipò alla fondazione di numerose riviste e cenacoli letterari come quello armeno/turco sorto intorno alle riviste «Surhantag», «Biwrakn» e «Nor Hossank» e ad altre iniziative editoriali collaborò attivamente con elzeviri e poesie tra queste le più importanti furono «Beguin» e «Ararat».A partire dal 1911 iniziano i rapporti epistolari con alcuni dei più importi intellettuali europei dell’epoca Filippo Tommaso Marinetti, Gian Pietro Lucini, Libero Altomare e si impegna, con saggi e traduzioni in lingua armena, a diffondere assieme a quella di Corrado Govoni e Enrico Cardile la loro opera poetica nel quadro di una più ampia opera di svecchiamento della letteratura in lingua armena. Anche per questi motivi che vengono considerati antipatriottici e anti-nazaionali dai Turchi, nel 1912 viene condannato a morte da un tribunale dell’Impero Ottomano in disfacimento, si rifugia nel Consolato italiano di Costantinopoli e in tutta fretta sposa Lena. Il matrimonio ha luogo il 10 febbraio 1913, dopo di che si reca esule a Bari. Giunto in Italia, intensifica i rapporti sia con esponenti della diaspora armena, che con protagonisti della cultura italiana, francese ed inglese, recandosi anche all’estero per motivi di studio e forse di diffusione della propria cultura.In Italia fece vari mestieri ma quello che predilesse fu l’incarico di docente di lingua francese e inglese presso l’Istituto Tecnico, Nautico, e Professionale di Bari, ma a questo posto di lavoro dovette rinunciare con l’avvento del fascismo. L’attività di Nazariantz a partire dagli anni Venti era destinata ad intensificarsi non solo in campo ambito letterario. Fallito il matrimonio con la De Cosmis anche a causa della propria e continua infedeltà, che ne caratterizzò la vita sentimentale fino agli ultimi anni, già nel 1924 con l’aiuto di numerosi benefattori e del “Comitato Barese Pro Armenia” riuscì a portare a Bari circa duecento armeni profughi raccolti nei campi di accoglienza di Corfù e scampati al genocidio. Nel 1926 sulla via di Capurso, attuale via Amendola, sorse il Villaggio Nor Arax. Questo ambiente di cui oggi ancora numerose sono le tracce era costituito da una vecchia villa di campagna e da alcuni padiglioni prefabbricati dati dall’Austria in conto danni all’Italia e in questo luogo del tutto indipendente dalla città vissero e lavorarono fino a 300 persone. Nel villaggio sorgeva anche una fabbrica di tappeti di grande pregio che rivestirono anche gli interni del treno reale di Vittorio Emanuele III.A Bari collaborò con le edizioni Laterza che creano per lui la collana Conoscenza ideale dell’Armenia e gliene offrono la direzione, il suo primo saggio ebbe come tema la vita e l’attività letteraria del poeta Bedros Turian, in seguito per le edizioni della rivista Humanitas sempre di Bari, pubblica I sogni crocefissi (1916), Lo specchio (1920) e Vahakn (1920). Nel 1924 la casa editrice Alpes di Milano pubblica, nella traduzione di Cesare Giardini, la raccolta Tre poemi, che comprende Il Paradiso delle Ombre, Aurora anima di bellezza, Nazyade fiore di Saadi. Dopo il 1943 collaborò con Radio Bari tenendo delle conversazioni letterarie. Nello stesso anno fondò la rivista di ispirazione simbolista-massonica «Graalismo» sulla quale comparvero scritti tra gli altri di Giuseppe Ungaretti, Ada Negri, Liliana Scalero, Elpidio Jenco, Giuseppe Villaroel, Lionello Fiumi, e di altri illustrazioni di noti e meno noti pittori, tra di essi da ricordare Fryda Laureti Ciletti. Ma il suo capolavoro fu tradotto e pubblicato in Italia solo nel 1946 con il titolo Il gran canto della cosmica tragedia. Tra il 1951 e il 1953 un cospicuo numero di intellettuali italiani e stranieri proposero la sua candidatura al comitato per l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura. Il premio fu assegnato a quell’anno a Winston Churchill. Gli ultimi anni di vita furono caratterizzati dall’acuirsi delle ristrettezze economiche che lo aveva afflitto per tutta la sua vita da apolide. Alla fine degli anni Cinquanta fu ricoverato in un ospizio a Conversano, vivendo circondato dall’affetto e dalla stima di alcuni giovani amici conversanesi e non che ne vollero riscoprire l’enorme valore umano e intellettuale. Negli ultimi anni, verificata la nullità del primo matrimonio, e morta anche Vittoria Strazzaboschi sua fedele compagna per molti anni, convolò a nozze con Maria Lucarelli. Morì nel gennaio del 1962. Attualmente Nazariantz riposa nella la Necropoli di Bari, in un loculo quasi anonimo, che reca solo indicazione del nome le date di nascita e di morte, e la definizione di “Poeta”. La tomba dove sue spoglie furono ospitate è di proprietà della famiglia di Diran Timurian, imprenditore nel settore dell’import-export di tappeti orientali, uno dei tanti Armeni che grazie alla sua opera umanitaria erano giunti a Bari e vi avevano trovato rifugio.Oggi un gruppo di intellettuali tra cui il prof. Paolo Lopane, il prof. Cosma Cafueri, e il sottoscritto lavorano strenuamente per riportane alla luce la memoria di Hrand Nazariantz. Nelle ultime settimane, per i tipi di Sentieri Meridiani di Foggia, è uscita una silloge di testi tratti dai Sogni Crocifissi a cura della giovane ricercatrice Dorella Cianci. I testi sono corredati da un piccolo saggio opera della curatrice che egregiamente fa il punto sulla fortuna critica in occidente dell’autore e cerca di realizzare un percorso tra la biografia ancora avvolta nel mistero e bibliografia di cui continuamente zampillano fuori testi e saggi e che risulta per la scarsissima collaborazione fra gli studiosi, necessariamente lacunosa.