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Dimenticato il successo tanto acerbo quanto planetario raggiunto con la prima produzione, Tanita Tikaram si è riappropriata, nel corso degli ultimi vent’anni, della propria identità. Ha centellinato le apparizioni, ha raggiunto la maturità ed ha sapientemente educato il talento della sua voce indirizzandolo verso un genere tanto vago quanto personale. L’artista britannica di origini asiatiche si presenta, oggi, con uno stile riconoscibile e piacevole che si annida tra i solchi del nuovo disco Can’t Go Back.
Tra le dieci tracce si erge ottimista Dust On My Shoes, singolo dai cori ariosi e dalle aperture solari e rassicuranti. “Ho sempre desiderato scrivere una canzone così” ha ammesso Tanita, che nel testo ha assegnato un valore assoluto al termine freedom, più che uno stato fisico, una necessità “che guida ogni decisione politica e morale”. Il relativo video potenzia il concetto con immagini girate in un giorno limpido, come il sorriso stampato sul volto della cantante partecipe alle riprese. Tratti soul, strumenti sfiorati appena e il drumming discreto di Jay Bellerose ricreano l’habitat per liberare l’intensa vocalità di Tanita.
Vocalità che in Keep It Real si accosta a quella del menestrello Grant Lee Phillips per una collaborazione inedita e sublime. Nati dall’abbraccio di culture e popoli dissimili, i due condividono anche lo stesso interesse per i suoni essenziali, qui interpretati da un pianoforte capace di lanciare intrecci armonici avvolgenti.
Il mood dell’intero disco è dato da memorie riflessive e atmosfere rilassate che valorizzano ridotte orchestrazioni e il ruolo primario delle tastiere grazie a Keefus Ciancia (già con B.B. King, T-Bone Burnett, Elton John, Everlast). Se ne ravvisano i caratteri all’apertura di All Things To You, sorta di honky tonk represso, e in Can’t Go Back, brano che sembra rifarsi a certi ariosi arrangiamenti in voga nei ’70. One Kiss abbraccia influenze jazz, Make The Day è ballata profonda e meditativa, mentre Rock & Roll esordisce eterea per poi smaniare in un assolo finale di organo. Affascinante anche Heavy Pressure con il suo loop lineare eppure contagioso. Una fusione eterogenea forgiata nel fuoco di Motown e Chess, che ispira i componimenti sapientemente prodotti da Paul Bryan, coinvolto anche in qualità di musicista durante le incisioni.
Dopo otto anni Tanita Tikaram incide un album colmo di charme e genuinità. Can’t Go Back non mieterà i successi di Ancient Heart, disco trascinato da Twist in My Sobriety, ma regalerà una nuova consapevolezza alla sua autrice e destinerà nuovo valido materiale ai suoi fans.